28 feb 2017 – Se l’Associazione dei Corridori Professionisti tuona contro i freni a disco (vedi la dichiarazione di questa mattina) le aziende non stanno ferme. Anzi, ribattono con numeri e ricerche.
A controbattere alle perplessità entra direttamente al WFSGI, acronimo di World Federation of the Sporting Goods Industry, la federazione delle aziende (in breve).
Le aziende, a dire il vero, non sono mai state sorde alle polemiche e agli interventi che si sono susseguiti da parecchi mesi a questa parte e sono andate avanti per la loro strada verificando tutte le possibilità e facendo pure test approfonditi.
Già a partire dall’incidente di Francisco Ventoso, nell’ultima Parigi Roubaix, ci si è mossi per approfondire cosa fosse successo effettivamente. Quando l’anno scorso parlammo con i responsabili di Sram – per dire uno dei marchi che interpellammo sulla questione – ci fu una netta presa di posizione: “Non siamo affatto convinti che quel taglio sul corridore spagnolo sia stato causato da un freno a disco” ci dissero.
In realtà la WFSGI si era già mossa per andare in fondo alla questione. “Anche perché, al di là dell’evoluzione e della volontà di spingere nuovi prodotti sul mercato – hanno dichiarato i responsabili delle aziende – ci preme essere certi sulla sicurezza dei prodotti che vengono immessi sul mercato”.
L’incidente di Ventoso
>>> Articolo sull’incidente di Ventoso
>>> Ventoso contro i freni a disco
Ecco una piccola bomba. Neanche troppo piccola a dire il vero.
La WFSGI ha commissionato ad un medico legale, il dottor Ulrich Zollinger, di Berna, uno studio per analizzare la ferita di Francisco Ventoso. Studio basato sulle evidenze circolate nei giorni della scorsa Roubaix: soprattutto materiale fotografico da cui analizzare la forma e il tipo di ferita riportata dal corridore. Il report che ne è derivato parla abbastanza chiaro: la ferita di Ventoso, secondo il dottor Zollinger, è stata causata con probabilità da una guarnitura, oppure da un pacco pignoni, escludendo, anche per la dinamica dell’incidente l’impatto con un freno a disco. Per chi volesse approfondire tutto lo studio ecco il link diretto sul sito WFSGI (le immagini sono un po’ forti): http://www.wfsgi.org/system/files/2017-02/Report_DiscBrakes_UZollinger.pdf
Sullo stesso incidente è stata anche effettuata un’indagine tecnica sulla dinamica. Anche questa è stata affidata ad un esperto del settore, un perito che ha provveduto a ricostruire diversi scenari dell’incidente: il tedesco Dirk Zedler. Questi ha ipotizzato diverse dinamiche di contatto tra ciclisti e biciclette ma, a quanto risulta dal suo rapporto, nessuno di quelli possibili può aver causato il tipo di ferita riportato da Ventoso alla Roubaix. Anche qui, per chi volesse approfondire la ricerca, ecco il link con il documento riportato dalla federazione delle aziende: http://www.wfsgi.org/system/files/2017-02/Zedler%20-%20expert%20report%20-%20accident%20reconstruction%20english.pdf
L’incidente di Doull
Cronaca recente, invece, sull’incidente del corridore della Sky Doull nel corso dell’Abu Dhabi Tour. In questo caso il danno è stato minore ma, a quanto dichiarato dallo stesso Doull, il rischio enorme, visto che un freno a disco (in questo caso della bici di Kittel) gli avrebbe letteralmente tagliato la scarpa provocando anche ferite sul piede.
>>> Freni a disco, Doull e… social
Su questo evento è ancora in corso un’analisi approfondita da parte di WFSGI, tuttavia le voci che circolano sono, anche in questo caso, su una confutazione del problema relativo ai freni a disco. “Le immagini – dicono le aziende – mettono addirittura in discussione un impatto diretto di Doull sulla bicicletta con freni a disco”. Nel comunicato stampa la WFSGI si rifà agli argomenti di cui abbiamo parlato in precedenti articoli che vanno nella direzione di ridimensionare la pericolosità dei freni a disco.
Perché questa presa di posizione?
“Gli studi, come avete visto – spiegano le aziende – sono in continua evoluzione e teniamo sotto controllo ogni evento che possa evidenziare un qualche pericolo per chi utilizzi i freni a disco in corsa. Tuttavia ci teniamo anche a prendere posizione per evitare che i media facciano rimbalzare notizie che giudichiamo fuorvianti in una corretta esposizione del problema».
Anche sulla questione dell’uniformità di frenata le aziende hanno una risposta decisa: “È risaputo che alcune combinazioni di materiali utilizzati già dai corridori professionisti mostrino un’evidente differenza di performance di frenata. Queste combinazioni comunque non precludono i requisiti legali degli standard internazionali (CEN/ISO) per il commercio delle biciclette”.
La WFSGI, insomma, fa leva sul fatto che i freni a disco, già così come sono, rispettano tutti gli standard di sicurezza per la vendita e quindi possono essere utilizzati in gara come previsto dal regolamento. Ricorda anche che sul mercato attuale sono stati venduti già oltre 15 milioni di freni a disco, soprattutto nel settore mtb, cross e città, ma anche sulle biciclette da strada i numeri stanno crescendo rapidamente.
La presa di posizione forte delle aziende segna un nuovo capitolo nella diatriba sui freni a disco. L’intervento deciso vuole essere anche per dare degli strumenti in più agli stessi corridori per capire la situazione.
Redazione Cyclinside