3 giu 2016 – Si è modificata la posizione in sella negli anni? Ovvio. È evidentemente un’evoluzione abbastanza continua che dipende anche dal successivo innovarsi dei materiali e l’evolvere della tecnologia. Nei tempi del ciclismo eroico il peso era spostato molto indietro ma anche le bici avevano una geometria molto diversa. Altre strade, biciclette decisamente più lunghe che, nel tempo, sono andate ad accorciarsi. Aumentava la maneggevolezza e le strade lisce permettevano biciclette diverse. Tempo che passa e l’arrivo di materiali diversi ha accelerato le differenze. Basti pensare a come si erano modificati gli angoli nell’ultimo periodo dell’acciaio per rendere le biciclette “più scattanti”. Gli stessi angoli che fecero dire scomodo all’alluminio, quando era solo questione di geometria. Ma poi arrivarono i compositi e si ripensò tutto un’altra volta.
E adesso?
Si continua a cambiare. I telai negli anni sono diventati più compatti rispetto a quanto non fossero una volta. Chi ha vissuto il passaggio sa bene come una taglia 56 degli anni ’90 corrisponda tranquillamente a un telaio 55 attuale (stessi riferimenti, ovviamente), eppure si pedala ancora diverso. Come? Notate la posizione in sella, merito anche degli appoggi che sono cambiati evidentemente.
Siamo passati da selle che scomparivano sotto al ciclista ad appoggi invece ben evidenti.
Segno anche che le selle sono migliorate. Una volta mettersi in punta di sella era cosa parecchio fastidiosa, oggi le selle per materiali e tipologie costruttive (elasticità dello scafo, imbottiture) risultano più comode e l’idea di passare da un modello all’altro non è più visto da un ciclista come una disdetta. E infatti si notano meno ciclisti con selle non ufficiali, ossia diverse dalla sponsorizzazione e magari camuffate con marchi e colori diversi (pensate a Indurain, ad esempio).
Poi c’è chi esagera anche nella direzione opposta. È vero che il punto di sostegno della sella è migliorato, ma nell’ultimo Giro d’Italia abbiamo notato, ad esempio, Pozzovivo decisamente seduto in avanti rispetto alla sella. Quella che lascia scoperta è davvero tanta. E se a cronometro la cosa è abbastanza normale: quando si spinge al massimo si tende a spostare il bacino più sulla verticale rispetto al movimento centrale, nella altre situazioni lo è meno. Pozzovivo va a cercare la posizione avanzata come se l’appoggio normale non fosse naturale per lui. Forse l’assetto in bici è un po’ da rivedere. O forse è una scelta mirata, ma certo è che a vederlo così assomiglia un po’ al ciclista della domenica cui han venduto un telaio un po’ frettolosamente.
GR