Casco e sicurezza. È curioso ma le due cose non sempre sembrano essere collegate direttamente, almeno a leggere certi articoli che, nella veemenza della guerra a chi vorrebbe il casco obbligatorio sulla bicicletta, arrivano a metterne in discussione le reali funzionalità nella sicurezza. E allora tirano fuori studi e motivazioni che fanno un po’ rabbrividire chi in bicicletta ci va e sa cosa significhi cadere malamente, auto o non auto, spazi aperti o angusti.
Che la sicurezza dei ciclisti debba dipendere da altri, e non (solo) da prudenza e protezioni adottate da chi pedala, è sacrosanto. Così come non si può dire “facciamo qualcosa per la sicurezza dei ciclisti: facciamogli mettere il casco” allo stesso modo non si può dire che il casco sia inutile promuovendo modelli di non utilizzo “purché si pedali” sempre di più. Si deve pedalare sempre di più, ma con il casco in testa. Sull’obbligo lasciamo la discussione aperta visto che chi in un eventuale costrizione si infilerebbero costi e scuse (assicurative) che non aiuterebbero certo.
Ma sull’utilità non si può discutere.
Tanto più che i caschi moderni, decisamente leggeri, proteggono pure dal freddo invernale e dalla calura estiva, non salvano solo il lavoro del parrucchiere.
Ne abbiamo parlato proprio con chi i caschi li fa. E ha fatto pure test al riguardo, ovviamente. Uno su tutti: Rudy Project.
La nostra prima domanda ha riguardato subito i tipi di impatto cui un casco può essere sottoposto. Nelle città, più che fuori, ci sono una quantità di oggetti contro cui si rischia di impattare che possono mettere a dura prova la protezione della testa: spigoli, marciapiedi, veicoli di vario tipo:
«I test che effettuiamo in osservanza a tre normative di omologazione – CE, CPSC per gli USA e AS/NZS Australia – prevedono diversi tipi di impatto a diverse altezze con battenti differenti.
Il battente, infatti, può essere piatto, a forma di marciapiede o sferico per testare le varie tipologie di urto, mentre l’altezza determina forza e velocità dell’urto a causa dell’attrazione gravitazionale.
L’obiettivo di tutti i crash test è quello di simulare il maggior numero di impatti possibili e verificare le diverse capacità di assorbimento dell’energia d’urto. Infine, le normative prevedono che i test si svolgano anche con temperature diverse (ambiente-caldo-freddo) per verificare i diversi tipi di reazione».
Poi c’è il discorso velocità. “Se si va piano non serve”, accenna chi proprio non ne vuole sapere e pedala tranquillo per andare a prendere il giornale. Oppure “se ti viene addosso un’auto a cento all’ora il casco può far ben poco”. E allora:
«Il casco è fondamentale per proteggere la testa in ogni situazione. A velocità 0, infatti, l’impatto può essere disastroso perché la velocità contribuisce a dissipare la forza verticale ed è per questo che gli incidenti da fermo spesso possono essere mortali.
Per quanto concerne, invece, cadute a velocità elevate o impatti contro automobili, il casco fa una enorme differenza nella protezione della testa. Riceviamo ogni giorno feedback non solo dai nostri clienti, ma anche dagli enti soccorritori che certificano quanto il casco sia fondamentale per salvare vite anche negli impatti ad alte velocità, superiori a 60 km/h».
Discorso chiaro insomma: il casco può essere utile in qualsiasi situazione e non si scappa. E in ogni caso, se pure vi stesse arrivando addosso un’auto a 200 all’ora, il casco in testa lo vorreste o no? Meglio darsi una possibilità…
Telecamere e oggetti da fissare sul casco
Cambiando argomento, ma neanche troppo, c’è un’altra questione che vale la pena affrontare: le specifiche del casco e le modifiche che ne può fare l’utente. Argomento caldo perché ci sono mille tentazioni di piccole modifiche che… non è il caso di fare. Vale anche per l’applicazione di adesivi i cui solventi, presenti nella parte adesiva, possono compromette la composizione chimica della calotta modificandone la resistenza.
Tempo fa si era parlato, in proposito, dell’incidente occorso a Michael Schumaker. Pare che l’ex campione di automobilismo, pur indossando il casco nell’incidente sugli sci che lo ha ferito gravemente, avesse montata su una piccola telecamera.
Anche qui il parere dei tecnici di Rudy Project (come di altre aziende che pure avevamo sentito al tempo) è chiaro:
«Montare oggetti rigidi sul casco incide negativamente sulle conseguenze dell’urto. Si tratta comunque di un elemento rigido che va a modificare la configurazione del casco e che potrebbe incunearvisi in caso di cadute o impatti.
Al momento nella nostra collezione non ci sono caschi con supporti di questo tipo, ci auguriamo che tutti quelli in circolazione siano stati testati anche con il supporto dato che quest’ultimo influisce sui risultati dei test».
Insomma, il casco sì, sempre, senza alcun però e senza modifiche non previste dal costruttore. Altrimenti si corre un rischio davvero sciocco, perché evitabile.
GR