19 lug 2016 – Sarà che il ciclismo moderno è certamente diverso da quello di una volta, anche di qualche anno fa. Sarà che davvero ci sono troppe corse e non possiamo pretendere che gli atleti siano dei suereroi mai stanchi e sempre al massimo. Sarà…
Ma il ritiro di oggi di Mark Cavendish dal Tour de France per preparare le Olimpiadi al meglio stona sempre un po’. E lui ne sarà pure sinceramente dispiaciuto (come numero di vittorie stava avvicinando sua maestà Eddy Merckx, peccato mollare qui). È sempre brutto veder ritirare un campione famoso per scelta tattica in uno sport che ci ha insegnato che si resiste anche oltre la fatica e lo vantiamo come scuola di vita.
“Si è sempre meridionali di qualcuno” diceva De Crescenzo nei panni di Bellavista.
Chi gliel’avrebbe detto, al Tour, che sarebbe stato meridionale delle Olimpiadi?
Chissà cosa ne pensa Greipel che si era ritirato dal Giro per preparare bene il Tour (dove non ha ancora vinto).
Avranno le loro mille ragioni, ma a noi piace pensare al ciclismo come a un foglio bianco, da scrivere con un bel racconto, anche a sorpresa, non come un foglio di calcolo, con caselle da riempire di numeri.
Guido P. Rubino