28 set 2016 – Certe corse hanno davanti un bel futuro perché hanno alle spalle un grande passato. È la forza dei marchi italiani di biciclette di cui spesso parliamo qui come delle corse storiche. Quelle cui ogni tanto tiriamo un po’ le orecchie quando per darsi un tono cambiano nome rinnegando un po’ la storia.
Certe corse, in Italia, soffrono più di un velocista in salita. La loro salita si chiama “calendario internazionale” e la cima è un traguardo per pochi e non sempre basta lavorare bene.
La Tre Valli Varesine lo sta facendo bene e c’è odore di World Tour. La 96a edizione va in archivio con la vittoria di Sonny Colbrelli (è in stato di grazia questo corridore) e bei nomi in gruppo: da Elia Viviani, a Gilbert, Nibali, Aru e diversi altri che hanno onorato la classica varesina che, cari varesini e varesotti, non ha bloccato il traffico se non per i pochi momenti del passaggio. E il panico diffuso via sociale da qualche provincialotto è rimasto solo sulle bacheche di chi era seduto al computer, invece di uscire fuori e godersi la bella giornata.
D’altra parte il pubblico sul traguardo un bel po’, considerato pure il giorno lavorativo. Nel giro del circuito cittadino che abbiamo fatto abbiamo visto anche tantissima gente in punti pure poco spettacolari. Ognuno si è messo dove poteva pur di godersi lo spettacolo. Varese è ancora terra di ciclismo e la Tre Valli una classica.
Una “classica”, ecco la parola magica che trasforma una gara ciclistica in qualcosa di più. La storia fa da sponda alla buona organizzazione che pure deve fare i conti con qualche indisciplinato (possibile che in ogni corsa ci si accorga all’ultimo minuto di essere sul lato sbagliato della strada?) e un brutto incidente occorso ad un apripista in motocicletta che è stato investito da un’auto che procedeva in senso contrario alla corsa. Per lui doppia frattura: bacino e femore e gli è andata pure bene.
Se la Tre Valli Varesine diventa una classica ufficialmente è tutto il territorio a guadagnarne e bisogna rendersene conto quando si lasciano appassire altre manifestazioni che pure di storia ne hanno. Snobbare una sponsorizzazione significa deprimere lo stesso mercato nel quale si opera. Ovviamene ci sono anche altre vie, ma dalle chiacchiere che si sentono tra gli addetti ai lavori ci rendiamo conto di come queste considerazioni siano molto lontane quando si guarda l’interesse nell’immediato.
Brava anche Saronno, città di partenza, che ha portato in strada tantissimo pubblico – anche qui – e moltissimi bambini organizzati direttamente dalle scuole che a Varese, invece, hanno pensato bene di chiudere prima o del tutto (lasciando nei guai qualche genitore) senza pensare che poteva essere un’occasione di una lezione diversa.
Un applauso, quindi gli organizzatori della Tre Valli e bravi, ovviamente i corridori che l’hanno onorata.
Ci si vede l’anno prossimo. Magari con un sogno in tasca che sa di promessa mantenuta.
GR