5 nov 2019 – Dici Stelvio e pensi a Coppi. Il Giro d’Italia del 1953 sembrava perso, invece è stato l’ultimo dell’Airone. Quello di un patto rotto con Koblet che passò alla storia: lo svizzero era stato troppo ingordo nel non cedere come da accordi la penultima tappa e il piemontese non si sentiva di farsi prendere per il naso. Da lì una rimonta storica e un’inaspettata vittoria finale.
Questa è una delle storie del mito. Un aneddoto inossidabile, scolpito nella memoria che, come se non bastasse già la natura, aiuta ulteriormente a consacrare il passo più suggestivo e secondo più alto d’Europa nell’immaginario dei ciclisti di tutto il mondo. Ed è uno dei motivi per cui Trentino Alto-Adige, Canton Grigioni ma sopratutto l’Alta Valtellina celebrano il “re” delle salite italiane come una specie di Mecca del ciclismo, che tanti vogliono mettere a curriculum almeno una volta nella vita.
Ed è solo un esempio di risorse italiane che si possono e devono proporre in tutto il mondo, senza dimenticare il passaggio necessario per l’adattamento dei territori a regioni capaci di accogliere le esigenze del turismo in bicicletta. Per questo Bormio, sede della seconda tappa del ciclo di tre appuntamenti di Bike Economy 24 ha fatto da perfetta cornice a questo secondo simposio firmato da Il Sole 24 Ore. Una serie di eventi che nei suoi primi due appuntamenti è stato centrato sopratutto sul cicloturismo in senso pieno. Visitare luoghi mitici, scoprirne di meno famosi ma non per questo meno interessanti, alternando pedalate e gustosi intrattenimenti culinari, sono uno dei patrimoni più interessanti che l’Italia dovrebbe diffondere a tutti, valorizzando con particolare attenzione la forma di fruizione lenta e sensorialmente efficace come quella della bicicletta. Che, per funzionare a dovere, richiede uno sforzo in tema di infrastrutture, servizi e informazione adeguate.
La “ricetta” non è uguale dappertutto: ogni scenario ha le sue peculiarità e problematiche. Perciò occasioni di confronto come questa arricchiscono relatori e partecipanti di nuove esperienza da introiettare e applicare nella giusta misura all’interno delle proprie realtà di riferimento.
UN PANEL SEMPRE ECCEZIONALE, MODERATO DAL PIÙ GRANDE SOSTENITORE DELLA BICI ALL’INTERNO DEL SOLE 24 ORE, PIERANGELO SOLDAVINI – Fra le numerose testimonianze moderate sempre dall’infaticabile Pierangelo Soldavini, l’ultracycler Omar Di Felice ha aperto i dibattiti confessando la sua immutata passione nello scoprire posti sempre nuovi alla velocità giusta, la prerogativa più efficace della bicicletta nonché il segreto per apprezzare meglio il mondo.
Alberto Orioli, vicedirettore de Il Sole 24 Ore, ha rimarcato che nonostante il peso numerico che si deve sempre più evidenziare in queste occasioni, è il passaggio dalla “sola” economia all’etica che più lo affascina della bicicletta. La bici può e deve cambiare in città aspetti che riguardano la salute, ma anche la civiltà nella convivenza fra i diversi tipi di utenti. Conflitti classici e inflazionatissimi che, in Olanda, sono stati ampiamente appianati grazie alla natura democratica stessa della bici, diventata portatrice sana di valori condivisi. Gli stessi che, in ambiente montano, si traducono anche in un’indispensabile e accentuato rispetto per la natura.
Dai valori dietro alla bici che creano una società civile il passo è breve per arrivare alla cultura e al turismo. A Bormio, luogo storico di montagna, come spiega il Sindaco Volpato, la bici è diventata una delle risorse più importanti per l’attività turistica ed economica del paese. «Da quanto termina alla stagione sci fino alla successiva non c’è un giorno in cui non ci sia in alta valle qualcuno che pedala sulle montagne. La natura ci ha fatto un regalo grandissimo “for free”. Dev’essere un nostro impegno “coltivare” queste terre nel modo migliore ed è nostro compito renderle attraenti».
Certo è che se c’è tanta gente che va a Bormio da tutto il mondo, incluse nazioni di grande rilevanza nel turismo internazionale come Australia, Argentina e Giappone, vuol dire che c’è qualcosa che stimola queste fatiche. Ne spiega parte del successo il destination marketing manager, Maurizio Seletti: «Bormio ha fatto molto. Noi siamo riusciti a mettere d’accordo i tanti attori, ognuno dei quali opera a proprio titolo e in modo indipendente. Il fatto che tutte queste entità riescano a perseguire un fine comune non è così facile e immediato. Il modo in cui succede non può essere pianificato. Questa è alchimia. Il secondo fattore di successo è stata l’esperienza. Oggi non si chiede più un prodotto fisico, ma appunto un’esperienza. La bici è piattaforma eccezionale per esperienze uniche. E le esperienze trasformano i nostri clienti nei nostri più importanti ambassador della nostra località. Per quanto possiamo essere bravi nel nostro lavoro, non lo saremo mai a replicare artificiosamente quanto lo fanno spontaneamente i nostri clienti verso i loro contatti». Da Bormio, sul finale, è intervenuto anche Mario Zangrando, incaricato di portare avanti l’attività agonistica in zona fruttuosamente, come si è visto con il 18 enne Alessio Martinelli di Valdidentro, anche lui presente in sala.
Fra gli altri relatori, Fabrizio Ravasio di Italian Bike Festival ha illustrato i cambiamenti osservati dai propri eventi, che monitorano il sentimento di tanti espositori commerciali e industriali, riportando un importante trend di evoluzione nei canali di vendita e nei servizi. Si passerà da una rivoluzione nella figura dei dealer o saranno direttamente le grandi aziende di farsi carico di servire i territori? Un quesito lasciato aperto.
Fiore all’occhiello della giornata l’intervento di Gianluca Santilli, il “matador” delle discussioni sulla bike economy in Italia da alcuni anni a questa parte. La sua forza e capacità persuasiva sono una risorsa importante per questi appuntamenti. Anche perché da un lato fa “sentire in colpa” tutta la platea portando degli esempi concreti di quanto l’Italia non debba farsi rubare da sotto al naso delle importanti opportunità: su tutti, il caso dei primi operator specializzati sul territorio dal nome italiano ma dalla provenienza ben distante ispirano a una riscossa degli attori italiani a non “buttare” le proprie ricchezze . Perchè l’Italia ha bisogno di sicurezza e, come ha in seguito spiegato Davide Cassani, ha impellente bisogno di tante strade nuove e sicure. Anche nella sua Emilia Romagna, leader in Italia per bike hotel e cultura dell’accoglienza, che tuttavia paga pegno al Trentino Alto-Adige in quanto a qualità delle strade. E poi: se d’inquinamento si muore e con la vita attiva si guadagna in salute, tanto vale andare a cercare posti belli e sani dove muoversi.
ESEMPI VIRTUOSI ESTERI, CHE TOCCANO ANCHE L’ITALIA – Da lì in poi due tavole rotonde. Quella per la prima volta dedicata solo a ospiti “esteri” ha portato le testimonianze degli organizzatori di eventi di cartello per le bici da strada come la Haute Route e la Transalp, oltre che solide realtà come Rasoulution (che cura eventi con i migliori atleti su piazza) e la Freeride World Tour Management. Tutte storie legate al pianeta delle bici da strada. Tutti grandi successo in tema di peso per l’economia dei vari territori. Si trattava di eventi non giganteschi nei numeri ma decisamente elevati in tema di internazionalità e status economico dei partecipanti. Casi di studio interessanti, che rendono famose le destinazioni a target elevanti e sopratutto preparano ed educano gli operatori a clienti sofisticati ed esigenti come i ciclisti che desiderano vivere un’esperienza in luoghi pregiati e con un livello di servizi senza compromessi. L’indotto economico del cicloturismo in montagna con eventi come quelli organizzati dai suddetti è indubbiamente notevole, ma non è fine a se stesso: lasciare la loro traccia crea un forte interesse anche per le masse di appassionati che vengono contagiate da simile ambizioni e percezione di qualità dalle location ospitanti.
PASSIONE E LUSSO, I TOCCHI DI CLASSE ITALIANI – E poi due ospiti di grande carisma. Marco Saligari, che dall’alto della sua esperienza agonistica e da dirigente ha sottolineato il fattore “esperienza” e “valori”, citando casi di grande efficacia. Testimonial diretto di successo è stato Matteo Cassina, proprietario di un brand ciclistico di gran lusso come Passoni ma anche coinvolto con investimenti in altre attività emergenti: una su tutte Zwift, recentemente diventata la piattaforma ufficiale per il primo mondiale di ciclismo “digitale” con rulli smart. Con il suo prodotto di altissimo standing ha raccontato come un’eccellenza industriale possa fortemente contribuire alla valorizzazione di eventi e territori, attirando facilmente clientela selezionata, con grande passione e cultura, di provenienza mondiale.
PROSSIMO APPUNTAMENTO A EICMA – Il 6 novembre Bike Economy 24 chiude il primo ciclo di eventi, proponendo un tema del tutto diverso dai precedenti. Intitolato “Multimobilità: Come ci muoveremo nel futuro?”, ospiterà gli Urban Award 2019, un primo dibattito moderato da Ludovica Casellati sulla “bicicletta nell’era delle smart cities”, seguito da un dibattito sulla mobilità urbana coordinato da Gianluca Santilli e da un’ultima sessione curata da Pierangelo Soldavini a proposito delle opportunità delle multimobilità connessa al turismo.
Alex D’Agosta