28 giu 2018 – Nel mese dei campionati italiani manca all’appello quello a cronometro per professionisti. Data non definita, di fatto, perché nessuno se la sente di organizzarlo. Lo sfogo amaro di Alan Marangoni dice tutto su come tanti professionisti avrebbero avuto voglia di sfidarsi in questa specialità dove manchiamo un po’ troppo di reali specialisti (pochissime eccezioni).
Che fare allora? L’idea del professionista della Nippo Fantini è provocatoria: “La organizziamo tra di noi – dice – e può venire chiunque, ma almeno lo facciamo anche se in maniera non certo ufficiale”. Una sorta di campionato italiano libero e su strada aperta.
Ok, quello di Marangoni è un gioco e magari un’idea per passare del tempo insieme, ma se provassimo a svilupparla?
Organizzare una gara per professionisti è una cosa impegnativa e costosa e se nessun organizzatore si è mosso fino ad ora vuol dire che, semplicemente, non ne valga la pena. Male, malissimo, ovviamente. Ed evidentemente per una prova a cronometro l’interesse mediatico e di pubblico sarebbe limitato da giustificare investimenti.
Ma allargando il panorama le cose potrebbero cambiare. Pensate, per assurdo, a una prova aperta a tutti o quasi. Dai professionisti agli amatori, passando per gli Under 23.
Detta così non suona neanche nuovissima. Mesi fa si era parlato di far correre assieme Under 23 e cicloamatori in gare particolari e che rischiano di soccombere altrimenti. Si era levata la protesta dei direttori sportivi degli Under 23 che vedevano un pericolo far correre corridori potenzialmente inesperti con i più smaliziati. In questo caso, però, non si tratterebbe di gare in linea, ma di una prova a cronometro individuale per definizione. Nessun pericolo ma tantissimi partecipanti. E il movimento potrebbe certamente giustificare anche degli investimenti diversi.
Ve l’immaginate una prova a cronometro per, la buttiamo lì, mille persone? Uno al minuto farebbero sedici ore e più di gara ininterrotta, da gestire certo, ma in cui in tantissimi potrebbero mettersi alla prova. Poi possiamo pensare a delle selezioni a monte, a percorsi che permettano partenze contemporanee e così via, ma certamente si potrebbero coinvolgere tantissime persone e mettere insieme anche interessi economici diversi e finalmente convergenti tutti nella direzione del ciclismo da far crescere.
Noi la buttiamo lì. Forse non è solo un’idea campata in aria quella di Alan Marangoni.
Redazione Cyclinside