Il dietro motore? Si fa per fare ritmo.
Ci hanno sempre insegnato così, fin da ragazzini, quando si pensava ad allenarsi a un ritmo analogo a quello di gara, almeno per alcuni tratti.
Il dietro motore è anche un metodo di allenamento utilizzato dai professionisti in determinate fasi della stagione, non solo d’inverno quindi.
Ce lo spiega proprio Davide Martinelli, corridore professionista della Quick Step, che ha corso una buona primavera e ora sta puntando a fare bella figura al campionato italiano.
Nel suo caso, appunto, l’allenamento dietro motore serve a recuperare la condizione dopo un periodo di riposo programmato al termine di una primavera in cui lo stato di forma era molto elevato.
Una fase di stacco sia fisico che psicologico, che con i ritmi di gara moderni serve a ricaricarsi in tutti i sensi. E Martinelli conferma: «Tornando in sella dopo uno stacco del genere è chiaro che la condizione sia calata, ma le gambe sono più piene di forza e ci si può lavorare facilmente per recuperare la condizione migliore. Come? Con le “triplette”, allenamenti di 4 ore, tre ore e mezza e poi 5 intervallate da un giorno di scarico.
«È facendo questi lavori specifici che, chiaramente, sento la gamba meno fluida e brillante. E allora ricorro al dietro motore».
Davide Martinelli si è fatto preparare una moto apposita, con un rullo, per questi speciali allenamenti. E sottolinea:
«Il rulllo fissato dietro alla moto l’ho fatto costruire da un fabbro, badando anche alla scorrevolezza: deve girare bene per non dare problemi quando la ruota anteriore lo tocca. Poi è importantissimo il feeling con chi porta la moto. Mi trovo bene con mio padre, ma anche con altri due o tre collaboratori fidati».
È importante l’affiatamento col motociclista per non trovarsi in situazioni pericolose e per effettuare correttamente gli allenamenti. Spesso, anzi, si consiglia di far portare la moto a chi ha esperienza ciclistica. Solo così si sarà certi che chi guida possa conoscere bene le sensazioni del ciclista e capire che impercettibili variazioni sul gas della moto si traducono in frustate fortissime per il ciclista dietro. E occorre tenere conto anche della differenza di frenata tra i due mezzi, così come delle condizioni della strada.
Ma come allenarsi dietro motore?
«Normalmente lo faccio un paio di volte a settimana, ma in questo periodo di rilancio arrivo anche a tre uscite in sei giorni – spiega Martinelli – Le uscite dietro motore danno ritmo e permettono di ovviare alla mancanza di corse. Quando mi alleno da solo vado sui 35 all’ora a 90 pedalate al minuto, ma se c’è vento o altre situazioni che rendono difficoltoso il ritmo, è facile scendere. Con la moto, invece, questi problemi non esistono ed è importante ricreare le situazioni di gara per due o tre ore consecutive».
Su che percorsi si allena, dietro motore, un professionista?
«Ai muscoli vanno dati stimoli differenti, per quello servono percorsi vari. Faccio tratti vallonati quando devo simulare finali di corsa con strappi secchi e poi un tratto di pianura regolare. Oppure pianura, pedalando a 45-50 all’ora ma con rapporti lunghi come il 53×11 che risulta facile da spingere senza resistenza all’aria.
«Un’ora di percorso vallonato si fa a circa 40 all’ora di media con una potenza di 280-300 Watt a 90-95 pedalate al minuto. In pianura si va più vicini ai 50 all’ora di media. Tutto sta anche a scegliere le strade giuste e per fortuna dalle mie parti (Rovato, in provincia di Brescia, ndr) ci sono percorsi dove posso incontrare pochissime automobili».
Ora si avvicina il Campionato Italiano e vedremo come sarà la condizione di Davide Martinelli. Ma meticoloso com’è, c’è da scommettere che si presenterà con le carte in regola.
20 mag 2018 – Redazione Cyclinside (con Pietro Illarietti e sportplushealth.com/)