22 set 2020 – Dopo averne parlato qualche mese fa in occasione del lancio, torniamo nuovamente su una delle più ghiotte novità attese dai rider di cross country di mezzo mondo, la Scalpel “model year” 2021. Lo facciamo dopo un mese e più di prove effettuate sulla nuova ammiraglia da XC racing della Cannondale.
Cosa abbiamo provato
Abbiamo provato una Cannondale Scalpel nell’allestimento Hi-MOD1, secondo in ordine di gamma dopo lo “stratosferico” HI-MOD Ultimate (trasmissione wireless Sram Eagle 2021 e prezzo di 11499 euro).
Nel caso della bici testata il telaio è sempre ad altissimo modulo ma l’allestimento rende sicuramente il prezzo finale relativamente più accessibile: 7.999,00 euro, con una trasmissione nella quale dominano componenti Shimano Xtr e dove abbondano parti in carbonio come il reggisella Enve Carbon e i cerchi HollowGram con canale da 25 mm accoppiati a un mozzo posteriore DT Swiss.
La guarnitura, infine, è una Hollowgram con corona da 34 denti.
In prova la versione da 100 mm
“È l’avanguardia XC che strizza l’occhio al trail riding” avevamo scritto al momento di presentarla. Confermiamo in pieno quel titolo, ricordando che, oltre a questa versione con travel da 100 mm, la Scalpel è proposta anche in variante SE, con escursione anteriore e posteriore da 120 millimetri e angolo di sterzo più aperto, che ci immaginiamo saper affrontare tranquillamente tutte le situazioni tipiche del trial riding. Diciamo questo perché, già questa versione XC da 100 mm si è destreggiata con disinvoltura anche in situazioni molto tecniche e in passaggi “scomodi”, rivelando una polivalenza che forse non ti aspetti su un modello che nominalmente nasce per il cross country puro.
Il cross country appunto, il cross country è sicuramente il campo di utilizzo migliore per questo mezzo che quando ci sali ti colpisce prima di tutto per leggerezza e poi ti conquista e affascina grazie alla precisione delle sue sospensioni e del suo originale e inedito schema elastico.
I vantaggi della nuova architettura elastica
A livello tecnico l’innovazione principale della nuova Scalpel è quella del carro posteriore con tecnologia FlexPivot: lo schema è quello di un vero quadrilatero con giunto Horst, con la differenza che la funzione del giunto Horst (ovvero quello che è posizionato vicino ai drop out posteriori, e che sulle full consente alla ruota un escursione che non inficia né l’azione dei freni né l’efficienza della spinta di pedalata) è in questo caso svolta da foderi posteriori flettenti, laminati e spessorati in modo da assecondare, solo e soltanto in un punto preciso, la rotazione del quadrilatero.
Per dirla come fa Cannondale il carro della sua nuova Scalpel è un carro pivotless, che eliminando boccole e cuscinetti permette di contenere il peso e assicurare i medesimi vantaggi elastici che questo collaudato schema di sospensione assicura. In pratica, il risultato su questa versione Hi-Mod è con allestimento Shimano Xtr è una full che in questa taglia M ha fermato l’ago della bilancia al peso piuma di 10 chili netti: questo dato è relativo alla bici priva di pedali e priva dello Stash Kit, il kit multiattrezzi e antiforatura alloggiato di serie nel telaio (ma removibile per ogni esigenza).
Oltre alla leggerezza, la nuova architettura elastica ha ulteriormente migliorato precisone ed efficienza alla sospensione, sia che questa debba lavorare per assorbire i colpi, ma a nostro avviso soprattutto che questa debba copiare le asperità del terreno per ottenere maggiore trazione quando si tratta di inerpicarsi sulle salite con fondo scomodo, con sassi smossi o con fondo molto irregolare. Tra l’altro, il nuovo schema di sospensione non impedisce alla Scalpel di sviluppare in modo molto progressivo i 10 millimetri di travel, con un’eccellente sensibilità sulle piccole asperità e una risposta sempre decisa e “ferma” quando si tratta di digerire affondamenti più marcati.
Carro compatto e solido
Ad assicurare ulteriore efficienza e precisione alla sospensione posteriore è poi la nuova architettura con cui i foderi bassi si innestano, e si infulcrano, nella scatola movimento: con l’architettura chiamata Chain Stay Garage il triangolo principale praticamente ingloba l’infulcro dei foderi bassi, aumenta l’interdistanza tra i cuscinetti e di conseguenza consegna ulteriore rigidità laterale al retrotreno e precisione assoluta lungo tutta la curva di compressione.
A corredo di tutto – ma questa non è una novità per questa tipologia di bici e tantomeno per la Scalpel – troviamo l’architettura asimmetrica con cui è configurato il carro e i foderi bassi, che consentono sia di compattare la lunghezza di quel comparto, sia di alloggiare coperture fino alla 2,4” di sezione, che evidentemente sono in grado di spostare ben oltre il cross country a destinazione d’uso di questa fuoriserie della Casa americana.
A proposito di coperture: per quel che ci riguarda abbiamo utilizzato la gommatura Schwalbe prevista di serie per questo allestimento: Racing Ray Evo sull’anteriore e Racing Ralph Evo sul posteriore, che con i loro 2,25 pollici e la loro tassellatura bassa e fitta assicurano ottime prestazioni sui terreni compatti e una scorrevolezza che apprezzi anche quando ti capacita di pedalare sull’asfalto.
Di più, la mescola con cui sono configurate queste due tubeless ready è differenziata, con una maggiore densità sul posteriore (mescola Addix Speed identificata dalla fascia rossa) e minore sull’anteriore (mescola rossa Speed Grip identificata dalla fascia blu), in ragione di una logica che punta a migliorare il rapporto durevolezza/grip.
Migliore anche sulla sospensione anteriore
A completare la bontà dell’apparato sospensioni della nuova Scalpel c’è una forcella (anzi, una sospensione) anteriore, che ha bisogno di poche presentazioni: la Lefty Ocho – lei e i suoi 100 millimetri di travel – hanno tutta la precisione che riesce a garantire il suo funzionamento su rulli e in più, in questa versione più aggiornata, ha anche l’utilissimo pulsante StopLock che consente di smontare con più facilità rispetto a quel che succedeva prima la ruota anteriore, quando, ad esempio, si ha necessità di trasportare la bici in auto.
Più aggressiva che in passato
Come avevamo detto nella presentazione anche a livello geometrico la Scalpel è stata significativamente aggiornata rispetto alla precedente release: che tutto sia andato in direzione di un assetto più aggressivo ce lo ricordano prima di tutto le quote angolari (inclinazione del tubo verticale più chiusa, ma angolo di sterzo più aperto di 1.5°) e poi ce lo ricordano le impressioni dirette sul campo, dove questa full predispone a una guida più aggressiva, ti aiuta a trovare facilmente la migliore distribuzione del peso corporeo tra avantreno e retrotreno in base al terreno che affronti e inoltre ti concede anche un (relativo) margine in più di correzione degli errori di guida, quando ad esempio affronti situazioni tecniche in discesa. “Relativo”, sì, perché questa è sempre una bici da XC di altissimo livello, che richiede sicuramente attenzione, esperienza e “presenza” costanti per essere governata come si deve e per evitare invece che sia lei a decide dove mandarti….
Le sterzate, in questo senso, non possono che essere reattive, immediate e in questo senso a domarle meglio aiuta il manubrio di serie, fornito nella misura di ben 76 centimetri.
Capace su tuti i terreni
Il lock out delle sospensioni è su due posizioni, tutto chiuso o tutto aperto ed agisce simultanemanete sulla sospensione posteriore e anteriore e posteriore.
In realtà, l’azionamento del lock out non inibisce del tutto l’escursione, lasciando quel minimo di travel (circa un centimetro) che risulta utile, ad esempio per affrontare fuoristrada compatti ed ovviamente l’asfalto, che è situazione nella quale una bici come questa non ha una reattività da meno di tante gravel bike presenti oggi sul mercato… Se si toglie il lock out l’apparato sospensioni della Scalpel davvero ha pochi limiti: la bontà dell’elastica e la geometria rivisitata le fanno digerire bene anche fondi più sconnessi. I sassi smossi o gli ostacoli pronunciati non sono un problema per il suo avantreno capace e per il carro che copia bene ogni sorta di situazione. In salita, invece, oltre alla leggerezza, si apprezza anche la fermezza di una struttura che garantisce la massima rigidità anche quando le sospensioni sono chiamate a copiare fondi oltremodo ostici, assicurando un livello di trazione che – anche stavolta – può trovare una sola limitazione: la forza che in quel momento riescono ad imprimere le tue gambe.
Ulteriori informazioni: https://www.cannondale.com/it-it
Maurizio Coccia