18 ago 2020 – Non fosse per tante drammatiche cadute, decisamente troppe fino a questo punto, potremmo dire che il ciclismo del 2020 stia recuperando alla grande il tempo perso. Gare spettacolari e avvincenti che sono comunque messe un po’ in ombra da alcuni accadimenti che sfiorano il drammatico in troppe situazioni. Abbiamo parlato delle cadute di Jakobsen e di Evenepoel, Schachmann ma intanto al Delfinato sono caduti anche Roglic, Kruijswijk, Quintana. Al punto da mettere in discussione la loro partecipazione al Tour de France che si avvicina sempre di più.
Perché tante cadute? Solo sfortuna o anche nervosismo? Molte squadre sono a mezzo stipendio e l’incertezza della stagione porta certamente i corridori a un maggiore agonismo: meglio fare risultati il più presto possibile che poi non si sa come andrà a finire. E quante squadre sopravviveranno a fine stagione? Troppe domande senza risposta e dubbi che vanno ad addensarsi nella mente di chi dovrebbe correre con serenità.
E la situazione non va migliorando.
Le prossime grandi corse a tappe sono un tema difficile in questo senso e alcuni osservatori già pongono dei dubbi: cosa succede se una corsa dovesse essere interrotta tralasciando alcune tappe? Già un accorciamento di alcune tappe è fortemente prevedibile (ve l’immaginate il Giro d’Italia a fine ottobre sulle Alpi quando spesso ci sono problemi anche a maggio? Addirittura si parla anche di problemi di alberghi che non vogliono riaprire solo per una o due notti di lavoro).
E se ci fossero problemi di positività al Covid-19? Lappartient, il presidente dell’UCI ha già detto che il Tour non si fermerà per qualche positività (mettendo le mani avanti rispetto a quanto successo alla Parigi Nizza, praticamente l’ultima gara importante pre-lockdown). Questione di organizzazione ma soprattutto economica: il ciclismo se il Tour de France dovesse saltare o essere pesantemente compromesso, non reggerebbe il colpo, le squadre World Tour sarebbero decimate. Il mettere le mani avanti di Lappartient non è nulla di nuovo rispetto allo sport. È quel che sta già succedendo nel calcio, in fondo ma anche nel basket con la NBA, altro evento “irrinunciabile” e per cui si deve trovare una soluzione favorevole a tutti i costi, tanto per fare un paio di esempi.
Tattiche di gara
I corridori vogliono mettere nel proprio bottino più vittorie possibile e c’è anche chi immagina rivoluzioni nella gestione delle grandi corse a tappe. Se ci fosse un serio pericolo di interruzione – si dice – converrà avere corridori nelle posizioni alte della classifica sin da subito. Ragionando in questo modo tutta la gestione della corsa a tappe potrebbe risultarne rivoluzionata e certamente con molta più tensione rispetto a situazioni normali, per non parlare della gestione dei team rispetto al pubblico e agli altri al di fuori della “bolla” di cui abbiamo parlato qui che non è certo semplice e comunque foriera di altro lavoro e tensioni.
Stiamo vedendo un ciclismo da trattare con le molle e certamente da applaudire, non solo tutti i corridori ma anche il personale delle squadre e gli organizzatori che stanno facendo uno sforzo colossale e assumendosi responsabilità cadute dall’alto.
Guido P. Rubino
Vi pare che le tattiche della TrekSegafredo nel 2020(per cominciare con La Parigi-Nizza, siano state esemplari? Speso mmmolto, raccolto poco. Manca il colpo di pedale per resistere agli scatti degli avversari sia a Nibali che a Ciccone. Stesso tipo di allenamento? Grazie del parere.
Quando Nibali scatta in salita non ha piu’ la forza di farlo per piu’ di 100 m ed allora in quel momento dovrebbe essere Ciccone a tirarlo per raggiungere un vantaggio sugli inseguitori tale da non essere un riferimento ad occhio. Finora non ho mai visto tattiche del genere od anche diverse in casa Segafredo. La Trek dovrebbe portare agli scolllineamenti anche Brambilla che è molto forte in discesa e potrebbe, come battistrada, condurre i suoi capitani a staccare gli avversari in discesa.
imporrei a tutti i corridori delle protezioni delle spalle, dei gomiti, dei polsi che sono le parti piu’ vulnerabili nelle cadute. So che i corridori non sono abituati ed all’inizio potrebbe dare un po’ fastidio, ma la sarebbe per tutti quindi non ci sarebbero avvantaggiati e no .Del resto alcuni anni fa sono stati obbligati al casco ed ora nessuno ci fa piu’ caso. Non so se nelle ginocchia si possa senza limitare il necessario movimento delle gambe: qualcuno potrebbe studiare una protezione non troppo ingombrante. L’alternativa sarebbe l’eliminare le discese, le volate affollate, il distanziamento in gruppo , il che mi pare la negazione del ciclismo.
In formula 1 ci sono voluti dei morti prima di adottare misure di sicurezza nei circuiti e nelle macchine. Ed i risultati si vedono. Per il ciclismo cosa si aspetta? In una discesa i punti pericolosi non sono più di 2 al Km Delle reti plasticate, dei copertoni di gomma, ecc. non occorre inventare niente e con pochissima spesa.