Avete presente una bicicletta elettrica? Quella che tecnicamente si chiama “a pedalata assistita” e per fare gli anglofoni abbiamo assorbito il termine “e-bike” di cui ammettiamo la maggiore praticitaà?
Sì quella. No, non quell’altra, quello è un motorino elettrico.
Ecco, facciamo un po’ di chiarezza che troppe volte sembra essercene bisogno.
1. Cos’è una e-bike
Il primo punto è proprio qui: la definizione di bicicletta a pedalata assistita è tecnicamente ineccepibile. Si tratta di una bicicletta che “aiuta” nella pedalata, ma non si sostituisce alla pedalata.
Che vuol dire questo? Che se non si pedala, facendo quindi uno sforzo muscolare, la bicicletta, semplicemente, si ferma. Perché il motore elettrico di cui è dotata si attiva solo quando “sente” la spinta della pedalata. E allora la aiuta dando un apporto proporzionato alla spinta (c’è un sensore apposito per misurare la forza impressa sui pedali) e alle impostazioni volute dall’utente.
In sostanza si può richiedere alla bicicletta un aiuto variabile su diversi livelli.
2. Si fa fatica
Sì, sull’ebike si fatica, e ci si può stancare pure parecchio. Dipende dal percorso, da quanto si fa il giro lungo, ovviamente dal livello di assistenza impostato. Si può arrivare a casa stanchissimi, ma anche in ufficio freschi e con uno sforzo minimo che comunque, c’è. Sempre.
Altrimenti non è una e-bike.
3. No, non si resta a piedi
Una e-bike è comunque sempre pedalabile, anche se, certamente, più pesante (anche parecchio) rispetto a una bicicletta tradizionale.
Le e-bike moderne, poi, sono dotate di computer di bordo in grado di dire esattamente l’autonomia residua in base al tipo di utilizzo medio dell’utente. Si può seguire l’andamento della carica della batteria per potersi regolare per la successiva ricarica. E se proprio si è a rischio, si può impostare un’assistenza minima così da prolungare al massimo la durata, e questo vale anche per i modelli meno recenti.
I più moderni hanno, dalla loro, anche motori e batterie più efficienti che assicurano un’autonomia davvero elevata.
4. Il motorino elettrico è un’altra cosa
Sbaglia chi pensa che l’e-bike sia un mezzo dove basti premere un bottone o agire su una manopola per andare “gratis”. Come detto, occorre pedalare. Ci sono in giro biciclette dove davvero non occorre fare niente e basta azionare il motore, ma non sono regolari. Non sono nemmeno classificabili come biciclette, sono veri e propri motorini elettrici. E queli che ci aggiungono dei pedali per dire che sono biciclette, in realtà sono fuori legge. Una bicicletta a pedalata assistita non si muoverà mai senza l’input della pedalata. E attenzione che ad andare in giro con veicoli che vorremmo chiamare biciclette, ma non lo sono, si infrange la legge, con rischio di sequestro del veicolo e multa salata (per non parlare dei problemi cui si può incorrere in caso di incidente).
5. C’è un limite di velocità
Per definirsi tale l’e-bike ha il limite di velocità dell’assistenza a 25 chilometri orari. Questo vuol dire che il motore che supporta la pedalata staccherà automaticamente al superamento di questa velocità. Si sta ragionando su limiti diversi e su come integrarli in una legge che non sia motoristica, ma per ora la situazione è questa e qualsiasi modifica farebbe ricadere il mezzo in un’altra categoria, con tutto quel che ne consegue.
6. Chi va sull’e-bike sta barando
No, sta semplicemente pedalando su un’e-bike. Il confronto con una bicicletta di altra tipologia, a livello di prestazioni, semplicemente, non ha senso. Non si acquista un’e-bike per dire che si è fatto chissà cosa, semplicemente la si acquista per fare “di più” di quanto il fisico da solo ci potrebbe permettere: per mancanza di tempo per allenarsi, per problemi fisici, per voglia, anche, di godersi un bel giro senza una preparazione specifica. Detto questo, nessuno con un’e-bike si sognerà mai di paragonarsi a un ciclista tradizionale. Non avrebbe senso e si starebbe prendendo in giro da solo.
C’è chi lo fa lo stesso? Meritano attenzione personaggi così?
Neanche valgono i riferimenti al cosiddetto “doping tecnologico”. Corridori sospettati di aver utilizzato una spinta motorizzata in gara. Al di là dell’unico caso fino ad ora accertato (quello di una ciclista belga nel ciclocross) l’e-bike non è una scorciatoia e non è così che deve essere vista. È, semplicemente, “altro”, inutile fare raffronti.
7. Chi è il pubblico dell’e-bike
Le biciclette elettriche si rivolgono, principalmente, a un pubblico che non pedala abitualmente. In percentuale minore anche a chi una una bicicletta l’ha già e vuole muoversi a pedali anche quando normalmente non userebbe la bicicletta (l’esempio di chi ci va al lavoro è il più immediato). Principalmente le e-bike sono una soluzione alla mobilità cittadina e i numeri parlano chiaro: quello a cui stanno puntando le aziende del settore è il mercato che fino a qualche anno fa era dominio assoluto degli scooter. Poi punta a raccogliere anche le preferenze di cui si è sempre mosso in città con l’automobile e non ha altro da portare in giro se non se stesso (sì, ci sono le cargo bike che permettono il trasporto di bagagli anche pesanti e vengono utilizzate sempre più anche per le consegne, ma le consideriamo ancora di nicchia, anche se il loro potenziale è pure elevato in un futuro prossimo).
Così come di nicchia sono, per ora, le biciclette da corsa dotate di motore. Anche qui vale quanto detto per gli altri modelli: si tratta certamente di “altro” rispetto a una bicicletta tradizionale
8. Perché un’e-bike
Anche la più pregiata costa mediamente meno di qualsiasi mezzo motorizzato (e diciamo questo escludendo paragoni limite). Se si considera il costo iniziale (pensate a uno scooter o a un motorino anche entry level) già ci si copre il prezzo di un’ottima bicicletta elettrica, e probabilmente avanzerà pure qualcosa. Poi non ci sono bolli e assicurazione da pagare (per l’assicurazione, però, ci sentiamo di consigliarla sempre, almeno una normale Responsabilità Civile che copre anche tante altre cose). La manutenzione è anche molto ridotta. Per chi la usa tanto vogliamo considerare una coppia di gomme l’anno? Ma anche ogni due anni. Poi ogni bel po’ di anni si potrà mettere in conto una batteria nuova (e lì si tratta di qualche centinaio di euro). Tutti costi che, se paragonati a qualsiasi mezzo motorizzato, sono a dir poco ridicoli.
9. Sarà sempre una pacchia?
Abbiamo accennato all’assicurazione: sì, conviene farla per pedalare tranquilli (ma questo lo consigliamo anche per le biciclette tradizionali), c’è chi la vorrebbe obbligatoria, almeno per le e-bike proprio perché le considera biciclette diverse, anzi, dei veri e propri motorini. La questione è complessa ed è fatta di interessi diversi. Anche nell’ultima fiera di Taipei, a Taiwan, si è parlato di questo con un coro di interlocutori diversi e di tutto il mondo. Un’assicurazione resa obbligatoria comporterebbe certamente un aumento di prezzi da parte delle compagnie assicurative e quindi si rischia di disincentivare l’uso dell’e-bike. Al contempo, però, si potrebbero far passare le e-bike a un livello superiore di funzionamento: con limite di a 45 chilometri orari anziché 25. Qualcuno lo vorrebbe, altri no: bici di questo tipo sarebbero comunque da targare (altra questione spinosa) e omologare diversamente. Tutto sommato l’e-bike attuale, così come è concepita oggi, appare la soluzione migliore per tutti. Si spera.
10. Infrastrutture
La nota dolente quando si parla di bicicletta e anche di e-bike – in Italia – riguarda le infrastrutture. Pedalare, in Italia, è considerata pratica pericolosa dai più. E questo non aiuta. C’è un dato di fatto di obiettiva difficoltà nel coniugare le nostre città alla ciclabilità, ma qualcosa si sta facendo e, anzi, l’e-bike va considerata come bicicletta molto più sicura rispetto a quella tradizionale. Non è solo una questione di dispositivi di sicurezza (mediamente le biciclette elettriche sono equipaggiate con freni più potenti) ma anche di facilità di guida. Una ripartenza in una situazione complicata (immaginiamo sopratutto in salita) è facilitata dalla spinta del motore che può aiutare a togliersi rapidamente d’impaccio.
Rimane la questione furti. Molte e-bike sono facili da rubare e da smontare da non consigliarne il parcheggio in strada come si farebbe per un motorino. Però ci sono anche soluzioni ad hoc: dai modelli che si bloccano automaticamente una volta tolto il ciclocomputer di gestione (sarebbe come far partire un’automobile senza centralina) a modelli difficili da smontare e studiati proprio per questo. Poi, si spera, aumenteranno anche i posti dove lasciarle.
11. Bisogna provare
Quanti di quelli che criticano l’e-bike (anche tra i ciclisti, ma soprattutto tra chi non pedala abitualmente) ne ha mai provata una? Le indagini fatte da diversi player del mercato parlano chiaro. In Italia pochi sanno cosa sia davvero un’e-bike e, di questi, solo una piccola percentuale ne ha provata una. Numeri decisamente piccoli insomma. Anche perché è dimostrato, che quando si prova una bicicletta di questo tipo la sensazione è il più delle volte positiva.
Di seguito, alla fine di questi appunti, riportiamo un articolo che abbiamo pubblicato qualche tempo fa un esperimento condotto in Australia. Vale la pena dargli un’occhiata (soprattutto se siete scettici):
La crescita di bici è in tutto il mondo. Esperimento interessante in Australia
Redazione Cyclinside
Ottimo articolo molto esauriente ed onesto.Vorrei dare un contributo chiedendo di
spingere di più sull’uso per la mobilità cittadina e non sulla velocità massima che vale solo per divertimento.Su una e-bike se si aumentano i pesi tra motore e batteria questa sarà sempre meno bike tradendo lo spirito e il senso di cosa ha rappresentato fino ad ora, e producendo più problemi di quanto non ne possa risolvere (peso,semplicità d’uso costi di acquisto e manutenzione).Vorrei informarvi anche, che esiste un Brevetto Made in Italy di una e-bike che nel sistema di trasmissione motore-ruota non utilizza nessun ingranaggio ruota dentata o catena, la quantità di produzione è a livello artigianale ma farà valere le sue ottime caratteristiche.
Sito: http://www.new-e-bike.it