23 gen 2018 – Subito dopo la pausa natalizia, venerdì 12 e sabato 13 gennaio, si è tenuto al Politecnico di Milano un “modulo” di lezioni del Master di II Livello in Progettazione Costruzione Gestione delle Infrastrutture Sportive, denominato “Velodromi. Patrimonio culturale per la città tra storia, tecnica e nuove prospettive”. Su invito della direzione del Master, il modulo è stato organizzato da Paolo Bozzuto, docente di “Progettazione urbanistica dello spazio aperto” al Politecnico di Milano, e da Andrea Costa, funzionario del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT), autori di un recente paper accademico intitolato “Un patrimonio da riattivare: i velodromi storici italiani come possibili community hub”. Il modulo ha visto la partecipazione di esperti e dell’indimenticato grande campione della pista Silvio Martinello, oggi telecronista RAI. Un’occasione speciale per affrontare un tema importante per l’impiantistica sportiva e complementare al focus principale del Master: la progettazione degli stadi di calcio, da sempre croce e delizia delle piste per le competizioni ciclistiche.
Dopo l’introduzione del Prof. Emilio Faroldi, direttore del Master e Prorettore del Politecnico, le lezioni rivolte ai corsisti (tutti laureati e professionisti nel campo dell’architettura, dell’ingegneria, del design, ecc.) sono state mirate prioritariamente a ripercorrere la storia dei velodromi e delle piste in relazione all’evoluzione del ciclismo e della società, in Italia e nel mondo.
Particolare attenzione è stata rivolta agli impianti storici: quelli ancora attivi, ma anche quelli sottoutilizzati o del tutto inattivi e a rischio di smantellamento. Entro questo quadro, una peculiare rilevanza ha avuto il caso del Velodromo Maspes-Vigorelli di Milano, che sta lentamente tornando operativo. Ciclisticamente fermo da troppo tempo, salvato da una mobilitazione popolare coordinata dal “Comitato Velodromo Vigorelli”, l’impianto meneghino è infatti quasi pronto a vivere una nuova esistenza, dopo aver recentemente beneficiato del secondo restauro più importante della sua storia, grazie all’intervento finanziato e attuato da Citylife. Il tracciato in legno ora è di nuovo un biliardo, ma occorrono un rifacimento completo del campo di football americano (ospitato entro l’anello ciclistico) e la piena agibilità delle tribune prima di poter riaprire la struttura al grande pubblico. Ci vuole un po’ di pazienza, ma la timeline ormai sembra essere definita sul piano tecnico, mentre sul lato gestionale il Comune di Milano dovrà compiere dei passi decisivi nel prossimo futuro. Il Comitato Velodromo Vigorelli continuerà a dare il proprio contributo propositivo anche in questa prospettiva. L’auspicio è quello di trovare la giusta formula per restituire un impianto così importante per Milano (e per la sua storia) a un utilizzo anche popolare e comunitario. Lo storico luogo d’incontro merita di essere nuovamente frequentato e la sua prossima epoca inizierà all’insegna di innovazione e caratteristiche uniche al mondo. I lavori fatti sinora hanno dell’incredibile per l’amore e la capacità a tratti tutta italiana di trovare delle soluzioni a problemi difficili o addirittura apparentemente impossibili.
Alternando le comunicazioni in aula a una vera e propria esperienza sul campo, con un sopralluogo allo stesso Velodromo Maspes-Vigorelli, questa due giorni – che si può definire simpaticamente un “Master of Velodromes” – non è stata quindi solo una dotta opportunità di arricchimento storico e tecnico sulle strutture più popolari in Italia e nel mondo, ma anche un autentico momento di divulgazione e sensibilizzazione finalizzato al recupero delle strutture esistenti che versano in stato di abbandono o di incertezza sul da farsi. L’esempio del Vigorelli deve infatti servire per spronare tecnici, autorità e investitori a metter mano alle piste esistenti non solo per il bene del movimento ciclistico, ma per una sincera valorizzazione storica e architettonica di luoghi d’incontro e sport che hanno caratterizzato la prima parte dello scorso secolo.
Ne sa qualcosa il primo relatore del venerdì, Andrea Costa, funzionario del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT), che ha contribuito alla “protezione” del Vigorelli attraverso l’apposizione di un “vincolo storico”, in grado di preservare un impianto monumentale di cui l’Italia può andare orgogliosa non meno dell’Autodromo Nazionale di Monza, in quanto a pagine di storia dello sport lì ambientate. Con la differenza che l’anello nel centro di Milano vanta un palmares di titoli, campionati e record che nessun altro impianto omologo al mondo può vantare né avvicinare. Il lungo intervento di Costa ha fatto luce sullo stato in cui versano le diverse decine di impianti costruiti in Italia, dei quali solo ben pochi sono realmente utilizzati o potenzialmente utilizzabili, al di là di quelli in totale abbandono o già “fagocitati” da una “maledetta” imposizione tecnica della federazione calcistica che prevede la rimozione di vecchi tracciati, frutto di una grande miopia che condanna gli spazi condivisi fra il calcio e sport ambientati all’esterno del campo come il ciclismo e l’atletica.
Il successivo intervento di Andrea Di Franco, professore di “Progettazione architettonica e urbana” al Politecnico, ha messo ulteriormente in evidenza il legame tra la natura del velodromo come impianto sportivo e la dimensione complessiva della ciclabilità urbana.
La mattina di venerdì si è conclusa con lo straordinario intervento di Silvio Martinello, magistrale nel condurre una vera e propria “lezione”, tanto intensa quanto chiara, capace di tenere insieme riflessioni tecniche sulla pista e su velodromi, da quelli più antichi a quelli più moderni, con imperdibili aneddoti di vita sportiva vissuta in prima persona.
Dopo la mattinata in aula, il gruppo docente e i corsisti del Master, accompagnati da Francesco Calvetti, Delegato del Rettore per le attività sportive del Politecnico (e grande appassionato di ciclismo), si sono trasferiti al Velodromo Maspes-Vigorelli per un sopralluogo svolto sotto la guida dell’ingegner Aldo Galbiati, progettista del recente “restauro” della pista. La giornata si è poi conclusa presso la sede di Citylife, con una lezione multimediale dello stesso Galbiati sugli aspetti tecnici del lavoro svolto sull’anello di legno e con un contributo dell’architetto Marina Reissner, che ha illustrato l’apporto di CityLife alla rinascita della pista entro una complessa dinamica di riqualificazione urbana che ha caratterizzato Milano nel corso dell’ultimo decennio.
La giornata di sabato si è aperta con la lezione di Paolo Bozzuto sui velodromi come “centralità” urbane e territoriali. Ripercorrendo la storia del ciclismo e del ciclismo su pista, il docente del Politecnico ha messo in evidenza il ruolo fondamentale che questo tipo di impianti ha svolto, dalla fine dell’Ottocento ai giorni d’oggi, entro le dinamiche socioculturali e urbane dei Paesi occidentali: dagli Stati Uniti all’Europa. Il mondo è cambiato dai tempi in cui le biciclette e le auto convivevano ancora bene per le strade. Oggi la convivenza è difficile, soprattutto per chi non ha particolari abilità con il mezzo a pedali. Una prospettiva operativa per il futuro può essere quella di riportare le persone nei velodromi, soprattutto in quelli storici, per addestrarle in sicurezza all’uso della bicicletta e aumentare, di conseguenza, il modal share ciclistico del futuro. Per farlo, contestualmente, occorre rilanciare il ciclismo e il ciclismo su pista come sport popolari, capaci di suscitare interesse e passione entro l’immaginario collettivo.
La giornata si è conclusa con il lungo e coinvolgente contributo di Daniele D’Aquila e Filippo Grieco del Comitato Velodromo Vigorelli, che hanno stupito la platea con grande passione e cultura ciclistica, ricostruendo la vicenda del Velodromo Maspes-Vigorelli di Milano e argomentando – sulla base dell’esperienza vissuta con il Comitato – il valore del ciclismo come strumento di attivazione sociale.
La due giorni di lezioni al Politecnico ha offerto tanti spunti ai presenti, grazie al sapiente mix dei relatori. I temi fondamentali emersi e trattati, sia in relazione ai velodromi storici sia ai velodromi più moderni ed efficienti (Berlino, Londra, Parigi e Hong Kong), sono stati quelli della necessaria polifunzionalità degli impianti e della capacità di costruire adeguati progetti e programmi per la loro gestione.
Il “Master of Velodromes” è quindi sembrato davvero sembrato un’ottima occasione per riflettere e per confrontarsi con persone competenti e amichevoli, realmente interessate alla condivisione. Presente anche la Federazione Elvetica, attualmente impegnata a valutare un nuovo velodromo altamente polifunzionale e innovativo.
Alex D’Agosta
Twitter: @alexdagosta