31 ago 2020 – Ne puoi pedalare tante di Eroica e ognuna è un po’ speciale. A farla unica siamo noi, che cambiamo. Quella di Alberto Sarrantonio è la prima da ciclista, dopo averne fotografate tante. Ma non è solo per voglia di pedalare che è salito in sella. Il suo è un viaggio che vi racconta nelle righe che seguono e che è spiegato qui: https://ayiticheri.it/pedala-con-alberto/
Il giorno dopo L’Eroica ha lo stesso sapore di quando da ragazzi tornavamo a casa dopo le vacanze al mare. Il cuore pieno delle avventure vissute insieme agli amici di una estate ed un velo di nostalgia sulla vita di tutti i giorni che riprende il suo normale corso. E già guardi avanti e pensi alla prossima, a quando tornerai a rivivere quelle emozioni uniche che ti sono rimaste dentro, indelebili come gli schizzi di fango su una maglia bianca immacolata.
A L’Eroica ero già stato diverse volte ma per lavoro. Questa a Montalcino è stata la mia prima in bicicletta. Le volte scorse al posto della maglia in lana e delle scarpette di cuoio c’erano le mie macchine fotografiche. Ricordo quando un anno decisi di alzarmi ben prima dell’alba per documentare la partenza degli Eroici di Gaiole, quelli che sfidano le tenebre in sella alle loro biciclette armati di lumini fiochi per farsi strada nelle ultime pieghe della notte che sta per cedere il passo ad un nuovo giorno. Un giorno di sudore e fatica. Ma anche passione ed umanità. Un’umanità “giusta”, come afferma Giancarlo Brocci, ideatore dell’Eroica, persone condividono stessi valori e che andando oltre l’agonismo vivono la bicicletta come occasione di svago e socializzazione.
Oltre ad essere la mia prima Eroica sui pedali, quella di Montalcino 2020 ha un sapore ancora più speciale. I 153 km del percorso lungo mi hanno avvicinato alla meta del viaggio in bici che sto effettuando dall’Italia ad Haiti. “Ma come ci arrivi ad Haiti!” – vi starete chiedendo – “Che fai, pedali sull’oceano?”
Se con le splendide strade bianche della campagna Toscana un minimo di dimestichezza l’ho acquisita, con gli oceani, in effetti, non mi sono ancora cimentato, men che meno sui pedali. La domanda è dunque lecita.
Il mio è un viaggio a tappe virtuale, un viaggio del cuore. Un viaggio per regalare un sorriso ai bambini di Haiti. Haiti è il paese dove è nata Daïna, la bambina che con mia moglie Carlotta abbiamo avuto la fortuna di poter adottare. Un’esperienza fantastica. Haiti è anche il paese più povero delle Americhe. Oltre il 50% della popolazione vive a ridosso della soglia di povertà con circa 2 dollari al giorno, quello che per noi è il costo di un caffè. Durante l’iter di adozione ci siamo recati più volte ad Haiti e ci siamo potuti rendere conto di persona di quanto bisogno di aiuto ci sia.
La distanza in linea d’aria tra l’Italia ed Haiti è di 8.085 km. Per ogni km che percorro sulla mia bicicletta dono personalmente 25 centesimi di Euro. I fondi raccolti sono destinati a supportare le attività della Fondazione BRESMA, l’ente no-profit Haitiano che si occupa di aiutare i bambini di Haiti a sperare in un futuro migliore garantendo loro accesso all’istruzione ed occupandosi di bambini orfani ed abbandonati. La fondazione BRESMA gestisce 3 scuole primarie con oltre 650 alunni ed un orfanotrofio ed ha continuo bisogno di approvvigionarsi di beni di prima necessità quali cibo, medicinali, indumenti, materiali scolastici oltre alla manutenzione delle strutture che ospitano i bambini.
Verso Haiti passando per Montalcino
Da quando sono partito alla volta di Haiti ho incontrato diversi compagni di viaggio che mi hanno tenuto compagnia, anche solo per pochi km. Come è successo ieri lungo le bellissime strade, bianche e non, della Val d’Orcia. Tra i tanti c’era Fred, un elegante signore americano di 66 anni col quale abbiamo percorso insieme il tratto di strada bianca tra Pienza e Montisi, parlando del più e del meno, raccontandoci le nostre vite in pillole tra un sobbalzo in sella ed una frenata all’ultimo istante. Fred, fisico asciutto e gambe da pedalatore seriale, è in pensione e vive in Svizzera sul lago di Losanna. Ha partecipato già ad undici Eroiche tra Gaiole e Montalcino ed ogni anno torna con entusiasmo a pedalare tra di noi – Fred adora l’Italia. Esce in bici quattro, cinque volte alla settimana e nel tempo libero – ora ne ha tanto dice – fa il volontario per un’associazione che si occupa di bambini disabili. Grande cuore il suo. Non un incontro casuale ho subito pensato.
Aiuti eroici
Ci siamo salutati ad un ristoro, mentre io ero intento a fare il pieno di Chianti al mio serbatoio eroico. Dopo qualche km lo incontro a bordo strada con una gomma a terra. Mi fermo per aiutarlo e Fred mi confessa che non ha molta dimestichezza con i copertoncini in quanto di solito usa i tubolari. Mi dice che in undici eroiche aveva bucato solo due volte. Era un po’ scoraggiato in quanto aveva una sola camera d’aria di scorta e temeva di poter bucare di nuovo nei 90 km mancanti a Montalcino. Gli cedo una delle 3 camere d’aria che avevo portato con me senza pensarci un istante. Fred mi ringrazia e riparto.
Nel tratto che va da Montisi a Trequanda, su uno strappetto dopo una discesa veloce, ecco che, forse complice una cambiata poco eroica – i cambi di un tempo vanno trattati con delicatezza, soprattutto se hai un C-Record prima generazione del 1985, cambio notoriamente delicato – spezzo la catena. Con me ho portato di tutto, perfino il tiraraggi, ma lo smagliacatena portatile è l’unico attrezzo che ho lasciato a casa. Accidenti! Sono nel mezzo del nulla, anche se circondato dalla bellezza desolante delle Crete Senesi ed inizio a temere di non poter portare a compimento la mia prima Eroica. La mia Eroica per i bambini di Haiti. Ma ecco che vedo spuntare da lontano la sagoma di Fred, che nel frattempo aveva sistemato la sua ruota ed era ripartito. Vedendomi a bordo strada con la bici in terra si ferma e mi chiede se fosse tutto OK. Al che, dopo aver visto la catena rotta, mi dice: “I can fix it!” – te la posso aggiustare – e tira fuori dalle sue tasche l’attrezzo magico che mi consente di ripartire. Fred, il mio Mr. Wolf che risolve problemi. Altra curiosità, le nostre maglie in lana hanno gli stessi colori: blu, rosso e bianco che altro non sono che i colori della bandiera di Haiti. È proprio vero che niente accade a caso.
Poco importa se da quel momento in poi il cambio ha funzionato male per via della catena più corta, se certi rapporti non ho più potuto usarli e se spesso sono dovuto scendere per continui salti della catena. Alla fine, nonostante anche una tacchetta della scarpa difettosa che ha reso gli ultimi 40 km ancora più duri – a proposito, la salita verso S. Angelo al Colle, soprattutto nell’ultimo tratto è durissima con buona pace di Castiglion del Bosco – sono riuscito ad arrivare a Montalcino e concludere un’altra tappa del mio viaggio del cuore. Stavolta grazie anche al cuore Eroico del mio nuovo amico Fred. Del resto, L’Eroica è anche questo.