27 mag 2018 – Arrivo in trionfo per il Giro d’Italia a Roma. Anzi no, quasi. Ma andiamo con ordine.
La passerella di Roma è stata un brindisi unico per Chris Froome in rosa. Colosseo e arco di trionfo a celebrarlo, le vie del centro storico e certo, un panorama unico… a guardare in alto.
Perché Roma si sa, è la città delle buche e proprio le buche sono state celebrate in tutte le salse in questi mesi di dibattito anche molto politico. Logico partire un po’ prevenuti e attenti.
Curioso piuttosto che ci si accorga del problema a gara iniziata e in una corsa presentata e preparata come un circuito perfettamente piatto: con bici aerodinamiche, super rigide e ruote ad alto ed altissimo profilo. Logico che poi qualche difficoltà in più ci sia.
Normale e accettabile? Sì, no, dipende. È chiaro che i corridori non si sono aiutati con le scelte tecniche (nell’era dei tubolari e copertoncini da 28″ che ormai entrano su tutti telai moderni, in quanti erano a montarli oggi? Nel nostro giro tra le biciclette prima della partenza non ne abbiamo visto neanche uno).
Però abbiamo visto qualche corridore fermarsi a sgonfiare le gomme. Dopo l’arrivo, forse, avrà tirato le orecchie al suo meccanico.
Poi possiamo pure parlare dell’opportunità di mettere una tappa di questo tipo e con queste difficoltà alla fine di un Grande Giro. Oppure si potrebbe semplicemente considerare che le difficoltà, evidentemente, non finivano ieri con l’arrivo a Cervinia. E comunque parliamo di una tappa che si è conclusa in meno di tre ore, e i primi giri sono stati fatti decisamente piano. Insomma, non abbiamo verità assolute e di questo se ne parlerà ancora parecchio, evidentemente, resta la malinconia di vedere corridori sparpagliati per tutto il circuito (Chaves, nel finale, è stato doppiato) come neanche in certe corse di paese e la maglia rosa arrivare al traguardo con un ritardo abissale dai primi e in una confusione di corridori e fotografi e imbucati speciali che ostruivano il traguardo.
Un caos pazzesco e tutti sotto l’occhio attento dei tiratori scelti sparpagliati sul circuito (siamo ritornati alla base mentre anche loro “smontavano” dal servizio).
Da Gerusalemme a Roma il Giro è finito così, con la vittoria di Sam Bennet su Elia Viviani nella volata finale e con Froome che arriva dietro sorridente e tranquillo.
Lui ha vinto e meritatamente pure, nella città eterna e sacra.
Ora speriamo solo che nessuno osi toccare il risultato.
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Guido P. Rubino