22 mar 2019 – Sembra un film già visto. Ed evidentemente lo è pure.
È arrivato proprio ieri in redazione il comunicato stampa de La Primavera Ciclistica che annuncia la non effettuazione del Gran Premio Liberazione a Roma storicamente previsto per il 25 aprile.
Due anni fa lo stesso comunicato con la nota di dolore da parte degli organizzatori, poi salvati in extremis da un intervento esterno. Quest’anno, però, non sembrano esserci le condizioni che hanno permesso alla corsa di effettuarsi regolarmente.
Il rammarico c’è: “il Liberazione” è una corsa storica del ciclismo dilettantistico italiano e internazionale, tanto da essere definito il Mondiale di Primavera. Con le nazionali estere a sfidare i nostri corridori e viceversa. Un banco di prova e di confronto che diventa anche una vetrina importante nella cornice delle Terme di Caracalla a Roma. Anche una promozione turistica nelle belle immagini trasmesse in diretta TV.
Ma qualcosa non funziona. In effetti non funzionava nemmeno prima con i salvataggi in extremis che portavano anche a perdere iscrizioni titolate. A seguito della comunicazione di ieri le squadre importanti risponderanno agli inviti di altre corse. Dovesse arrivare di nuovo un deus ex machina a salvare la corsa quelle iscrizioni saranno comunque perse perché già andate altrove. È già successo e il rammarico degli organizzatori è servito poco.
Qualcosa non funziona che prima funzionava. Se guardiamo alla storia del Gran Premio Liberazione i problemi economici e organizzativi venivano risolti. Ora non più. E trovarsi in questa situazione non fa buon curriculum per gli organizzatori attuali.
Vale poco recriminare contro chi governa Roma. Ci saranno pure state promesse non mantenute (l’amministrazione romana, in questi giorni, ha altri problemi per pensare a un interesse dell’ultima ora) ma è difficile immaginare il prosperare di una corsa che aspetta sempre un aiuto dall’alto. Gli aiuti bisogna trovarli volta per volta, coinvolgendo imprenditori e interessi. Facendo valere la pena di essere in un evento storico quale è il Liberazione.
Così quanto si potrà andare avanti? Ci sta che anche chi ci ha messo una toppa all’ultimo minuto negli scorsi anni stavolta possa tirarsi indietro.
A questo punto ci viene da sperare che un altro organizzatore possa “inventarsi” una corsa a Roma di questa portata e al di fuori della gestione, evidentemente perdente, del Liberazione attuale.
Fantaciclismo, troppo probabilmente.
Sono finite tante corse storiche, si commenta, che una in più neanche si nota.
Ma è proprio un peccato.
Per dovere di cronaca vi riportiamo il comunicato della Primavera Ciclistica (di quest’anno). Riprende cose già dette due anni fa che a leggerle suonano come la giustificazione dello studente che si presenta impreparato all’interrogazione evidentemente al di sopra delle sue forze. Il dubbio è che non sia solo colpa del professore.
ROMA – La storia si ripete – come due anni fa – e non è una bella storia.
Se non accadrà qualcosa di veramente straordinario, il prossimo 25 aprile Gran Premio della Liberazione 2019, corsa internazionale per Under 23, non avrà luogo: sarà così interrotta una tradizione che dura dal 1946.
Andrea Novelli, presidente del Velo Club Primavera Ciclistica, società che organizza la corsa, spiega: “Mi dispiace moltissimo ma non ci sono le condizioni per allestire la corsa. Con pochissimi uomini di buona volontà – Riccardo Viola, Franco Costantino, Enzo D’Arcangelo – non si fa tanta strada. Anzi: non se ne fa proprio.
Desidero ringraziare prima di tutto i dirigenti della nostra società e anche il presidente della Federciclismo Renato Di Rocco che ha cercato di salvare il salvabile. Anzi: spero che la nostra decisione non abbia ripercussioni su quelle corse che l’anno scorso avevano ottenuto, insieme con il Gran Premio della Liberazione, dal Ministro dello Sport – l’onorevole Luca Lotti – l’etichetta di corse d’importanza storica e per conseguenza tutte e tre assieme quanto necessario al loro svolgimento.
Quest’anno, con il Governo giallo-verde, incontri, apprezzamenti, promesse, parole che non sono sfociate in nulla di concreto.
Chiaramente le condizioni sono cambiate e ne prendiamo, se pur con rammarico, atto.
L’abbinamento del Liberazione Under 23 con il Liberazione Pink è un’accoppiata perfetta, il circuito delle Terme di Caracalla è unico al mondo ma ciò evidentemente non basta.
Mi dispiace anche per la società Cicli Lazzaretti che resterà sola nell’organizzare la gara femminile: ad essa offriamo, per quanto possa servire, il nostro contributo di esperienza per la buona riuscita di una corsa che ha mostrato di essere partecipata ed appassionante.
Anche quest’anno tante sono state le richieste di partecipazione di gruppi italiani e stranieri e ne siamo davvero orgogliosi e di fronte a loro, a questa dimostrazione concreta di affetto e considerazione ci prendiamo un impegno: quello che viene sarà un anno di riflessione ma anche di lavoro per cercare soluzioni per non dipendere da altri e dare così un futuro non precario a una corsa che resta unica al mondo.
Non vogliamo che l’albo d’oro del Gran Premio della Liberazione si fermi all’anno 2018 con l’edizione numero 73.
GR