15 ott 2019 – Cosa fare quando, dopo un anno di allenamenti, speranze, aspettative altissime, improvvisamente ti rendi conto che è stato tutto inutile, e che al posto dell’evento che avevi sognato e preparato a lungo si terrà un suo surrogato infinitamente meno attraente?
È il dubbio che hanno dovuto affrontare le migliaia di cicloamatori iscritti alla Granfondo Campagnolo Roma, la manifestazione ciclistica che in sette edizioni aveva saputo diventare uno degli eventi di punta del mondo cicloamatoriale europeo.
Appena due giorni prima della partenza agli iscritti è stato comunicato che il percorso sarebbe stato dimezzato a causa di problemi che gli organizzatori non hanno voluto rendere noti. Il risultato è stato un tracciato assai breve – neanche 60 chilometri – e quasi del tutto privo di valore tecnico. Il cuore della granfondo, infatti, le salite di Rocca Priora, i muri di Rocca di Papa e di Montecompatri, è stato tagliato via. Perfino il tracciato della mediofondo è stato privato della discesa e risalita del cratere del lago di Albano, la parte paesaggisticamente più bella in assoluto.
Con queste premesse, il clima che si respirava alla partenza tra le migliaia di ciclisti schierati era un misto di delusione per un’organizzazione davvero non all’altezza e di voglia di godersi una pedalata in gruppo nonostante tutto.
Ma le brutte sorprese non erano finite, perché schierandosi in griglia, nel verso opposto a quello usuale, i ciclisti hanno subito capito che anche il tradizionale prologo per le strade del centro storico di Roma era stato eliminato. Un taglio che ha privato i ciclisti dell’opportunità di pedalare, alla luce dell’alba, sulle strade più belle della città per una volta senza auto. Un’esperienza che, per quanto mal sopportata dagli agonisti spinti, era per tutti gli altri e per i molti ciclisti che venivano da fuori un’esperienza di una bellezza e di un’emozione che solo la Granfondo Campagnolo Roma poteva offrire.
Quindi niente pedalata tra Piazza di Spagna, via del Corso, Altare della Patria. Niente Colonna Traiana, niente sfilata lungo i Fori imperiali. Si parte dal Colosseo direttamente verso i Castelli romani.
Per i primi chilometri si pedala in gruppo, piano piano, ancora indecisi se affrontare questi 60 km come una corsa in circuito spingendo a tutta dall’inizio alla fine o abbandonare ogni velleità e trasformarsi per una volta in cicloturisti; combattuti tra la scelta di far prevalere l’incazzatura o l’accettazione zen.
Per i tanti ciclisti che hanno optato per la seconda opzione, è stata comunque una bella pedalata, accompagnata dal sole e dal caldo di un’ottobrata romana come poche se ne ricordano. Pedalando nella campagna romana, in quasi tutti i ciclisti la delusione ha lasciato presto il posto a un clima sereno e rilassato, e anche chi si era iscritto per misurarsi con ben altre difficoltà si è ben presto messo il cuore in pace e si è goduto la bellezza delle colline intorno alla capitale, coi campi arati, i casolari, e i pini, pedalate in tutto relax con le strade libere dalle auto.
Clima rovinato solo da un evento grave e potenzialmente assai pericoloso: ad appena una ventina di chilometri dalla partenza, lungo la salitella di Fioranello, il gruppo di ciclisti che saliva lento e sparpagliato su tutta la carreggiata si è visto piombare in senso opposto la macchina di inizio corsa che precedeva a sessanta all’ora e a sirene spiegate il gruppo dei fuggitivi che era già sulla strada del ritorno. Momenti di panico tra urla e colpi di clacson, ragazzini spaventati e adulti giustamente arrabbiati. Momenti che soprattutto hanno restituito un surreale contrasto tra il clima festoso di una cicloturistica aperta a tutti e l’agonismo forsennato di chi va alle granfondo per fare una gara.
Per il resto, c’è stata perfino l’occasione per una piacevole scoperta, la bella salita che dall’Appia porta a Marino, inserita all’ultimo minuto e praticamente sconosciuta anche ai cicloamatori locali. Qui, nell’unico tratto un poco impegnativo del percorso, i ciclisti più allenati hanno potuto finalmente sudare un po’, spingere sui pedali e mettere alla prova l’allenamento di questi mesi duellando coi compagni di strada o con se stessi.
Arrivati al centro di Marino, hanno trovato il consueto ristoro, affollato per l’affluenza di tutti i ciclisti invece che dei soli partecipanti alla mediofondo, ma davvero ricco e ben fornito. Qui sì, ha prevalso la festa e lo spirito cicloturistico, con volti più sorridenti che stanchi, foto di gruppo e ricongiungimenti con gli amici. Ma anche con l’amarezza di avviarsi, un po’ troppo presto, sulla strada del ritorno a Roma, al Circo Massimo, dove li aspettava un pasta party troppo mattutino.
Anche la scelta di allestire il villaggio al Circo Massimo, per quanto potenzialmente carica di suggestioni e fascino, si è rivelata piuttosto infelice: quel luogo, carico di storia, che nell’antichità ospitava fino a 300.000 persone e destinato ad adunate oceaniche appare davvero troppo grande per accogliere “appena” cinquemila ciclisti.
E il colpo d’occhio non è certo quello di una festa, ma quello di una spianata di ghiaia, assolata, e tanto vasta da apparire vuota; davvero deludente in confronto allo Stadio delle Terme di Caracalla degli anni scorsi, più ricco di stand, di spazi di ristorazione, di prato dove sdraiarsi con amici e familiari dopo la fatica.
Alla fine, quella che era iniziata come una delusione senz’appello è stata comunque una giornata di festa, ma resa tale più dallo spirito positivo dei ciclisti che delle capacità dell’organizzazione, quest’anno davvero inadeguata.
Claudio Borgognoni
Buongiorno a tutti
Questa è la mia quinta partecipazione alla Granfondo, di 65 Km, amatoriale ai Castelli Romani
Che dire non solo la delusione per il percorso dimezzato ma anche per tutto il resto
Iniziando dall’organizzazione al pecorso ma soprattutto al pacco gara
Maglia che calza poco, di. Pessima qualità
Vi pare plausibile che si possa organizzare un evento INTERNAZIONALE senza dotarsi PRIMA DEL PAGAMENTO delle necessarie autorizzazioni? spero proprio di NO!…altrimenti qui siamo di fronte quantomeno al qualunquismo e se non a ben altro