15 feb 2019 – Corridore del team Bardiani-CSF, Paolo Simion ha tutte le qualità del velocista ed è consapevole dei rischi del mestiere. Professionista dal 2015, Paolo è stato vittima lo scorso 9 dicembre di un brutto incidente in allenamento. L’utilizzo del casco e le nuove tecnologie in fatto di sicurezza sui pedali hanno permesso a Paolo di non subire conseguenze drammatiche.
Simion: «Il colpo è stato tremendo tanto da aver appiattito lo spessore del casco sul lato dell’urto»
«Stavo tornando dal mio allenamento, ormai ero vicino a casa. Quella strada la faccio sempre e mi sentivo già sotto la doccia calda e invece…». Buio. Tre ore di buio.
In una frase e nel silenzio che ne segue c’è tutta la vicenda che ha visto coinvolto Paolo Simion in un brutto incidente. Classe 1992 di Castelfranco Veneto, professionista dal 2015 con un passato anche nell’omnium su pista, il ciclista trevigiano corre tra le fila del team Bardiani-CSF, e lo scorso 9 dicembre è stato vittima di un incidente stradale al termine del suo allenamento, come lui stesso ha descritto.
Lo abbiamo incontrato alla presentazione del #Greenteam (l’hashtag usato dalla formazione Bardiani-CSF) in vista della stagione 2019, e con lui abbiamo fatto due chiacchiere sul tema sicurezza partendo proprio da questo episodio.
«L’autista mi ha visto all’ultimo e ha prontamente inchiodato – ha continuato Simion – Io non potevo evitare l’impatto e in un attimo di lucidità sono riuscito a girare il manubrio in tempo per evitare di sfondare il finestrino dell’auto».
Il racconto è estremamente lucido mentre gli occhi del corridore lasciano trasparire quella sensazione di calma e quiete che si prova dopo aver affrontato, e superato, un grosso pericolo.
Il proseguimento di quanto successo, Paolo, lo conosce solo grazie ai racconti dei testimoni presenti, compreso l’autista che ha prontamente prestato soccorso al velocista veneto. Il ciclista del #GreenTeam, infatti, ha sbattuto la testa e il trauma cranico gli ha provocato un blackout di tre ore nelle quali è stato trasportato in elicottero al vicino ospedale di Treviso.
«Ho avuto un ematoma sia sul lato destro della testa, la zona di impatto, sia sul lato sinistro per via del contraccolpo. Le TAC a cui sono stato sottoposto nelle successive ore hanno registrato l’assorbimento del versamento per cui posso dire di essere stato veramente fortunato».
La Dea bendata ha giocato sì un ruolo fondamentale, ma anche l’esperienza di Paolo, che nello sbalzo è riuscito a impattare l’asfalto in modo da non riportare ferite ben più gravi.
Se da una parte tutti coloro che condividono la strada (automobilisti, ciclisti, motociclisti e spesso anche pedoni) devono mostrare la massima attenzione perché basta una semplice distrazione per generare un problema, dall’altro è bene che chi pedali si attrezzi per ridurre al minimo il rischio di incidente e le sue conseguenze.
I dati in tal senso parlano chiaro: gli incidenti stradali che coinvolgono le biciclette sono aumentati dello 0,5% passando dai 5.167 casi nel 2011 ai 5.191 nel 2016. E se passiamo dai valori quantitativi a una valutazione qualitativa, non possiamo che sottolineare quanto riportato in occasione di Bikeconomy Forum daRoberto Sgalla della Polizia Stradale che ha ricordato come la maggior parte delle dichiarazioni a caldo dei protagonisti di un incidente tra un veicolo e un ciclista sia una frase tipo «non l’avevo visto», naturalmente pronunciata dal guidatore del mezzo a motore. Ecco che un abbigliamento consono con colorazioni fluo o parti di tessuto catarifrangente diventano utili alla causa della visibilità, soprattutto durante le ore serali, ancorché l’incidente di Paolo Simion sia avvenuto di giorno.
Anche l’utilizzo del casco è utile alla prevenzione dei danni da un incidente, cosa ormai risaputa ma molto spesso dimenticata. In particolare, la ricerca tecnologica di questi ultimi anni ha prodotto oggetti sempre più leggeri, confortevoli e gradevoli alla vista, ma soprattutto con elevati elementi protettivi.
«Già dopo dieci giorni dall’incidente stavo molto meglio rispetto ai giorni immediatamente successivi e questo grazie anche al mio casco. Il colpo è stato tremendo tanto da aver appiattito lo spessore del casco sul lato dell’urto» commenta Simion, mostrando il punto in cui il casco Briko si è modificato assorbendo la botta. «Credo di poter dire, per esempio, che la tecnologia ha giocato un ruolo importante in questo caso: il sistema Fluid Inside inserito all’interno del casco ha attutito e deviato l’impatto. Se non ho danni celebrali lo devo a questo».
Per inciso, il sistema Fluid Inside è un sistema brevettato in Canada e utilizzato dalle aziende produttrici di caschi per hockey, disciplina nota per esporre la testa a urti alla balaustra nei contatti fisici tra giocatori, e lo stesso sistema è stato scelto da Briko per aumentare il coefficiente di sicurezza dei propri caschi.
Il team Bardiani-CSF è fornito da Briko, l’azienda italiana specializzata nella sicurezza sui pedali, e il modello utilizzato da Simion è il Gass Fluid Inside che è possibile vedere nelle fotografie sottostanti.
Al termine del suo racconto, Simion è estremamente lucido: «In questo caso devo proprio dire che il casco mi ha salvato la vita». Si alza, ci saluta e se ne va con il casco sotto braccio: pare che lo conservi giù in garage, vicino alle bici, in mezzo a due caschi nuovi che usa in gara e in allenamento.
I latini direbbero Ad perpetuam rei memoriam, a perenne ricordo di quanto accaduto.
Leonardo Zeduri