17 ott 2018 – L’Eroica è l’odore di quella vernice sull’acciaio della bicicletta nuova, è l’odore della nafta che rimaneva nelle mani quando si puliva. È una salita fatta in pieno con le gambe buone e quella reazione dell’acciaio che assorbiva e restituiva, diverso dai materiali moderni. Migliore? Peggiore? Diverso. E ognuno decida in che modo.
È il bicchiere d’acqua attraverso cui si può guardare il sole al tramonto di una bella giornata passata in bicicletta dopo un giro più lungo. Soprattutto è un sogno da ripercorrere, quello che nessun giovane ciclista osa ammettere nemmeno a se stesso. L’Eroica è tutto questo insieme.
Ma è anche il racconto di un ciclismo diverso, atteso da tutti al bar dove un giovanissimo Giancarlo Brocci leggeva la Gazzetta a voce alta perché il saper leggere, in paese, non era cosa di tutti. Il ciclismo diventava fenomeno comune. Aggregante e associativo. Passione, perché alla lettura spesso si accompagnava il commento più o meno tecnico, o da tifoso, dell’avventore.
Era quel ciclismo che ha fatto nascere L’Eroica e che Giancarlo Brocci racconta tutto partire da un caffè, da un bar o da un circolo:
“…Oppure in una casa del popolo, in qualsiasi modo si voglia chiamare un luogo dove scorreva gran parte della nostra vita oltre il lavoro. Al caffè si andava in bici, si leggeva e discuteva di bici e dei suoi eroi, i miti che avevano dettato l’epica del Novecento ai migliori scrittori e giornalisti italiani. In quei bar si parlava ancora del mondo, si avevano idee grandi per migliorarlo, prima che si perdessero speranze e giocosità, cultura e voglia dello stare insieme, si accantonassero le carte, le bocce ed i motivi seri per uscire di casa a buio. Il ciclismo è stato lo sport dei nostri caffè almeno finché Bartali e Coppi hanno tenuto il cartellone, restituendo ad un Paese intero la dignità perduta in guerra. Nei bar si aspettavano le notizie via radio dal Giro e dal Tour, si formavano sfide e scommesse a pedali, si radunavano i ragazzini del paese per metterli in bici e sperare di scoprirne qualcuno campione.
L’Eroica è nata lì, tra le passioni di una generazione cresciuta povera di tutto tranne la speranza ed i valori, che credeva ancora alle sorti magnifiche e progressive, che aveva gusti semplici e veri, che era straordinariamente contadina, legata alla sua terra, madre e matrigna, al culto della fatica e del lavoro. E la bici era stata l’emancipazione dal proprio ridotto, la prima forma di turismo, anche solo per il mercato delle bestie; e la possibilità che un povero potesse, con un mezzo “quasi” alla portata, elevarsi al rango di eroe nazionale, il carrettiere Bottecchia che, vinto il Tour, riveste a nuovo tutto l’esercito di fratelli e nipoti.
L’Eroica, cicloturistica d’epoca, è nata per riproporre quel ciclismo e per salvaguardare le ultime strade bianche. Idee romantiche, tanto amore per l’ambiente, lo sport com’era prima che il soldo lo violentasse. Ed è nata per i suoi ristori d’epoca, per selezionare rara umanità dalle giuste nostalgie, per far riscoprire la bellezza della fatica ai tanti che oggi dispongono di tutto ma hanno pochissime voglie e passioni flebili.
L’Eroica è diventata moda nel mondo; facile, si dirà, proporre l’Italia preglobalizzata, quando eravamo capitale naturale di gusto e moda, riferimento planetario di stile ed arte, dolce vita anche oltre la Fontana di Trevi. Ma il bisogno di disegnare il futuro riscoprendo il passato non è esercizio vano di un marketing creativo. La gente deve recuperare ritmi e abitudini, sapori e gioie, capacità di ridere assieme. L’Eroica è oggi una vetrina nel mondo della Toscana migliore; a L’Eroica Caffè quella rara umanità che si è raccolta attorno ad una filosofia, che condivide valori e idee di vita, proverà a dirsi come vuole mangiare e bere, stare assieme, preservare l’ambiente, le sue strade e paesaggi. E, magari, tenterà di riusare le città a sua misura”
È da tutto questo che è nata l’idea di un Eroica Caffè. Un punto di ritrovo per i ciclisti. Ce n’è uno vicino al Castello di Brolio nella casa dell’Eroica, un altro, temporaneo, nasce ogni anno proprio a Gaiole in Chianti, ad accogliere i ciclisti che tornano a casa.
Ora ne nasce uno a Barcellona. Lo inaugurano sabato. Posto diverso, ciclismi diversi. Cultura che torna.
Di più qui: https://eroica.cc/eroica-caffè
GR