18 ott 2019 – Difficile debellare il doping ma l’UCI non si arrende. Nel corso dei recenti Campionati del Mondo di ciclismo su strada, nello Yorkshire, si sono fatti alcuni passi avanti per avere ancore più mezzi a disposizione nella lotta al doping.
Quel che ne è uscito fuori è il comunicato che vi riportiamo di seguito:
L’UCI esplora nuove strade nel tentativo di intensificare la lotta contro il doping nel ciclismo.
In qualità di firmataria del Codice mondiale antidoping, l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) è responsabile della lotta contro il doping nel ciclismo. Di conseguenza, è obbligata a prendere in considerazione tutti i mezzi disponibili per garantire e migliorare la protezione dei ciclisti puliti.
Recenti sviluppi, come l’indagine Aderlass, dimostrano che il doping non conosce confini, né tra sport né tra Paesi.
In risposta, il Comitato direttivo dell’UCI ha deciso, nella sua ultima riunione, tenutasi il 24-26 settembre in occasione dei Campionati del Mondo di ciclismo su strada UCI 2019 nello Yorkshire (Gran Bretagna), di esaminare la possibilità di lavorare con l’Agenzia internazionale di test (ITA) per l’antidoping.
Fondata dal Movimento Olimpico nel 2018 con il sostegno dell’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), l’ITA è attualmente responsabile dei programmi antidoping per più di 40 organizzazioni, tra cui alcune Federazioni Internazionali di importanti sport olimpici e organizzatori di grandi eventi.
Oggi l’ITA è un’organizzazione consolidata che impiega 40 esperti nel campo dell’antidoping. L’UCI sta cercando di mettersi in contatto con loro per valutare se una più stretta collaborazione possa portare benefici alla comunità ciclistica.
In termini più specifici, l’UCI è desiderosa di valutare i vantaggi potenziali che un approccio globale potrebbe apportare in termini di sinergie, non da ultimo in settori chiave come la ricerca, l’innovazione, servizi informativi e le indagini, e la messa in comune di costi e risorse.
L’UCI desidera tuttavia chiarire che apprezza pienamente l’esperienza della Cycling Anti-Doping Foundation (CADF). Un organismo indipendente fondato nel 2008 con il compito di definire e attuare la strategia antidoping dell’UCI, il CADF ha posto il ciclismo in prima linea nella lotta contro il doping. È per questo motivo che l’UCI si assicurerà che le competenze del CADF siano preservate indipendentemente dall’esito delle discussioni. In ogni caso, l’UCI conferma che il CADF manterrà la responsabilità del programma antidoping per il 2020.
L’UCI desidera inoltre sottolineare che questa decisione non è legata all’annuncio della partenza di Francesca Rossi come direttrice del CADF. L’UCI è sinceramente grata alla signora Rossi per il contributo che ha dato alla protezione del ciclismo e le augura ogni successo nella sua nuova posizione.
L’UCI annuncerà i risultati delle sue discussioni con l’ITA quando il suo Comitato direttivo si riunirà il prossimo 1-2 febbraio, in occasione dei Campionati del Mondo di ciclocross UCI 2020 a Dübendorf, Svizzera.
Redazione Cyclinside