16 mar 2019 – Un corridore davanti, da solo, col destino segnato. Quante volte lo abbiamo visto nei finali di tappa al Giro, al Tour e anche alla Tirreno Adriatico. Una fuga per provarci, almeno per farsi vedere e poi vada come vada.
Aleksej Lucenko oggi in fuga ci è andato e ci credeva davvero. Da solo su strade strette e con l’asfalto non tanto amico, noi a guardarlo e ad ammirarlo: chi attacca ha sempre ammirazione e pure se ci sarebbe piaciuto un italiano come fai a non applaudire chi ci prova?
Scorrono i chilometri e quando Lucenko passa sull’arrivo, al primo passaggio a Fossombrone, in questa tappa partita da Foligno e corsa a quasi 42 all’ora di media, viene da pensare che la corsa stia per iniziare: la corsa del vincitore di tappa e quella per la classifica generale. Ci sono ancora due giri con una salita di rampe avvelenate. Un paio di chilometri irregolari con tornanti in salita e in discesa. Lucenko guadagna, dietro sembrano guardarsi, ce n’è per tutti ancora.
I quaranta secondi diventano 50, va a sfiorare il minuto e già ci piace. Uno all’attacco che guadagna nel finale prende applausi da tutti. Dietro ci sono i nomi di chi si gioca la Tirreno Adriatico 2019: Adam Yates, Roglic e Fuglsang, gente in forma, Yates in maglia azzurra di leader.
Lucenko fa la discesa a tutta, si aggrappa al manubrio e piega all’impossibile sull’asfalto che fa rimbalzare la bicicletta. Le toppe nere parlano di una manutenzione fatta per l’occasione, prima della corsa, ma certo non basta a dire che sia una bella strada.
La curva a sinistra è maledetta, la bicicletta di Lucenko si imbizzarrisce, lui è lucido e cerca di tenerla, ma è troppo veloce e non può stare in strada e allora decide per il male minore: punto verso il mucchio di terra a bordo strada, ci si appoggia sopra, cade quasi ma sgancia solo un piede. Praticamente non si ferma nemmeno e riparte al volo.
Il cronometro dice che ha perso solo cinque secondi e pare incredibile. Noi ci crediamo anche perché ci piace. Poi lui ci crede davvero e va proprio forte questo ragazzo oggi, è la sua giornata. I 45 secondi tornano a essere di nuovo 50, 52… di nuovo a sfiorare il minuto quando inizia l’ultimo giro.
Dietro aumentano e poi rallentano, aspettano l’ultima salita ed è qui che si gioca tutto per la vittoria di tappa e si può ipotecare la vittoria finale.
Mentre Lucenko davanti inizia ad appesantire la pedalata dietro partono. È qui che vanno via Roglic, Fuglsang e Adam Yates e restano soli a inseguire il Kazako.
Venti secondi, poi quindici, nell’ultimo tratto di salita il cronometro balla tra 9 secondi e 11, 12, sembra fatta. In discesa il corridore dell’Astana ci crede ancora e si butta giù a tutta, una manciata di secondi in premio per lui ma dietro vanno decisi. Yates rompe gli indugi e trascina gli altri. Roglic in discesa non si fa pregare.
È fatta? Forse sì cominciano a dire gli esperti, ma dietro lo vedono quasi. Altra curva a sinistra e quelle gomme che tradiscono, la bici di Lucenko va irrimediabilmente giù e lui di nuovo in sella come un lampo. Mannaggia la sfortuna, ma non c’è neanche tempo per imprecare che ormai dietro sono a 70 metri.
Dai, dite la verità, che c’importa che non sia italiano: lo stiamo spingendo tutti perché è il ciclismo che ci piace. Ma la corsa non è fatta solo di sentimenti, conta la forza e siamo al limite. Negli ultimi chilometri di pianura gli tornano sotto e non ce n’è più di vantaggio. Sono in quattro a lanciare la volata. Roglic davanti, Lucenko secondo.
Vincerà Yates?, Fuglsang dietro sembra pronto alla sparata, accelera Roglic, parte Lucenko, proprio lui. Un canto del cigno e un saluto a tutti. Ora lo passano, ormai non ne avrà più.
E invece vince il ciclismo, insieme a Lucenko. Ci troviamo in piedi ad applaudire.
Che numero ha fatto questo qui? Se lo chiede anche lui che forse non ci credeva più. Il tempo di alzare le braccia e poi le mani sul viso per un pianto liberatorio di incredulità.
Oggi ha vinto lui. Avremmo voluto un italiano ma anche no: oggi ha vinto Lucenko e tutto il ciclismo.
GR
Grande numero del kazako e bel racconto… Grazie Guido!