4 mag 2020 – Oggi è il giorno che se un ciclista vi racconta che non si allena da due mesi potrete ragionevolmente credergli, rulli a parte.
La sveglia è suonata come la campanella dell’ultimo giorno di scuola, liberi tutti, almeno per pedalare E non sarebbe neanche servita che già si buttava l’occhio per vedere l’aria schiarire ad avvisare di prepararsi.
Della prima uscita, ricorderò le nuvole da sembrare settembre, fuori dal vetro della colazione e gli odori che mi hanno riportato subito alla primavera appena ho messo il naso fuori in quel tip tap di scarpini che mi hanno portato al di là del cancello, non più limite invalicabile.
Niente fretta oggi, solo il gusto dell’uscita. Quindi niente cardio, né misuratore di potenza, nemmeno un orologio al polso, libertà totale anche da qualsiasi programma, tanto ci sono le gambe a dire come sono passati questi giorni, inutile strafare.
Ecco, queste prime uscite saranno così, una riscoperta della bicicletta nella sua essenza, il gusto dell’andare sempre più lontano senza troppi programmi, nemmeno per chi pensa a granfondo e gare, ancora troppo lontane e con un “se” davanti.
Oggi è come se avessimo fatto un salto nel tempo. Ieri c’era la neve a bordo strada, adesso le margherite e il verde intenso. E ciao pure a quell’aria frizzante che pungeva.
Sulle finestre dei paesi gli arcobaleni colorati di speranze bambine, i ciclisti che si incrociano sono tornati a salutarsi. Un gesto, un sorriso, una voce che sanno di complicità. Da quanto non mi capitava. Sì, torniamo a salutarci, sarà il nostro modo di festeggiare.
Anche le automobili sono sembrate superare con più attenzione. La festa oggi era contagiosa, non dimentichiamocene.
Bentornati fuori.
Grazie bicicletta.
Guido P. Rubino