5 dic 2018 – Un anno da record giustamente festeggiato dalla FCI. A conti fatti sono 80 le medaglie conquistate dagli atleti azzurri nel 2018 e a Milano la nostra Federazione ha premiato atleti e personaggi che portano avanti un’Italia che sembra inseguire in molte situazioni ma poi, quando si traccia una riga e si fanno i conti, non ne esce affatto male, anzi.
Potremmo proseguire qui, magari incollando il comunicato ufficiale, citando i nomi formidabili che abbiamo applaudito quest’anno (lo trovate, comunque, sul sito della Federciclismo), ma non possiamo non notare un’assenza importante. Il ciclismo italiano, oltre a tante medaglie, quest’anno ha conquistato un Record dell’Ora, (omologato dall’UCI con 48,007 chilometri). Quello femminile di Vittoria Bussi, ottenuto in maniera inaspettata (ai più) da un’atleta decisamente particolare, a cominciare dal suo approdo tardivo al ciclismo. Ma per questo ancora più tenace e tosta. Il suo Record, Vittoria, se l’è costruito tutto da sola, anche a dispetto di qualche sorriso che ha fatto trasformare in ammirazione.
Si premiavano le medaglie conquistate, ma un Record dell’Ora forse è qualcosa “fuori categoria” così importante che ci è parso quanto meno curioso essere ignorato così. Vittoria Bussi l’abbiamo chiamata, trovandola oltreconfine, a Palma de Maiorca. È lì per allenarsi, alla ricerca di una forma che le possa permettere di andare fortissimo a cronometro (quest’anno, oltre al Record, ha conquistato una medaglia d’argento nella prova a cronometro su strada valevole per il Campionato Italiano) ma anche su pista. E a Palma de Maiorca ha una pista a disposizione che le permette di allenarsi senza dare fondo ai suoi risparmi, visto che in Italia la situazione sarebbe decisamente diversa.
Vittoria Bussi ha un Record dell’Ora in tasca da cui non ha avuto le soddisfazioni che si sarebbe aspettata:
«Addirittura mi sono trovata ad avere problemi con gli sponsor – racconta al telefono – perché non ho avuto il risalto e l’aumento di popolarità che si sarebbero aspettati. Ci sono rimasta malissimo, oltre che senza sponsor».
«Pensa che per quest’anno correrò di nuovo con la “mia” squadra, quella che abbiamo messo su io e il mio ragazzo, perché tanto le altre non sono interessate e vogliono comunque coinvolgermi in un’attività su strada per cui non mi reputo portata. Questo è un mio limite tecnico, ma in Italia, purtroppo, se fai solo cronometro sembra che non ci sia scampo per te. In Inghilterra e Stati Uniti le cose sono diverse. Ci sono atlete che fanno solo le crono e vanno pure forte e sono sostenute da squadre e federazione. Io sono qui perché se chiedo a un velodromo italiano di farmi girare un’ora mi chiedono cifre impossibili per me».
E non hai pensato di emigrare ciclisticamente parlando?
«No, l’ho già fatto per studiare (Vittoria, dopo la laurea in matematica, ha conseguito un dottorato a Oxford, ndr) e ora voglio rimanere in Italia, a Roma, accanto a mia madre. E poi mi piace l’idea di fare qualcosa per il ciclismo italiano, portare qualche medaglia, pensare a una scuola della cronometro come in altri Paesi».
Quindi niente squadra italiana…?
«Il mio allenatore è inglese e il suo programma di allenamento è incompatibile con le gare su strada. Punto tutto sulla crono e voglio ottenere il massimo, ma in Italia non ti prende nessuno solo per le cronometro e sì che ce ne sarebbe bisogno invece».
Vittoria non lo dice chiaramente, ma si vede che ci è rimasta male per il mancato invito, svicola dal discorso “cerco di guardare quel che posso fare più che ciò che non si è fatto” ma si lascia sfuggire un altro rammarico “nemmeno al galà dell’UCI mi hanno chiamata”, e certamente sono occasioni di visibilità pure quelle.
Alcune, poi, appaiono rocambolesche:
«Al Campionato Italiano ero sul podio e so che mi avrebbero dovuto dare un premio per il Record dell’Ora, poi lo speaker se n’è dimenticato e il premio me l’ha dato, dietro le quinte, Cristian Salvato (il presidente dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani, ndr)».
Te la immagini quasi paperino, e invece Vittoria Bussi è infaticabile, una cascata di capelli biondi che non si ferma mai. È riuscita a fare un Record dell’Ora da sola, combattendo anche contro la burocrazia, figuriamoci se molla adesso. E le idee le ha ben chiare, punta a Tokyo 2020 ma sa che c’è da lavorare per conquistare il CT delle donne:
«Salvoldi? Vorrei convincerlo che la maglia azzurra potrei onorarla, ma so che devo dimostrarglielo a risultati e mi sto allenando proprio per questo».
Da sola, come sempre, e una manciata di amici che la sostengono. Ma una specialista del cronometro come lei sa che deve pedalare da sola. Anche contro un vento che in un Paese normale le dovrebbe essere favorevole. Come quello della FCI, ad esempio, che non si è accorta che Vittoria ha stabilito il Record dell’Ora e non ne ha mai dato notizia.
C’è chi dovrebbe pedalare ancora più di Vittoria, evidentemente.
Guido P. Rubino
Incredibile ed inconcepibile… Semplice “dimenticanza” o altro?
ma cosa vuoi commentare di fronte a cose del genere !
una scusa ed un augurio per i prossimi impegni