30 dic 2017 – In questi giorni si è letto di tutto sulla Bike Card. Ne avevamo scritto qui, riportando anche il comunicato della FCI non sarà il massimo in quanto a chiarezza informativa ma dice delle cose e non altre.
Dal 2018 (poi abbiamo visto che è dal mese di febbraio per chiari problemi organizzativi di una norma emanata così a fine anno) i cicloamatori tesserati con enti diversi da ACSI, UISP e, naturalmente, FCI dovranno munirsi di un’ulteriore tessera, chiamata “Bike Card” per partecipare alle gare di FCI, ACSI e UISP. Costo della Bike Card: 25 euro.
Fine della notizia.
Ora che la questione sia chiusa è tutto da vedere. Proprio ieri un comunicato del Centro Sportivo Italiano (CSI, uno degli enti esclusi dall’accordo con la FCI) si ribadisce il precedente accordo, che non risulta mai decaduto, risalente all’aprile 2017, dove si confermava la reciprocità di partecipazione alle rispettive gare da parte di tutti Enti di Promozione Sportiva, Federazione compresa. Lo stesso CSI afferma nel comunicato (lo potete leggere qui) che questo accordo è tutt’ora valido e che i propri tesserati possono correre tranquillamente in tutte le gare amatoriali con il tesserino CSI e senza ulteriori adempimenti:
La bufera che si è scatenata sul web, a seguito di un articolo piuttosto pungente scritto sul Corriere della Sera si è ingigantita grazie anche ad alcuni siti (dichiarati pure come testate giornalistiche) che fanno del sensazionalismo il loro pane quotidiano e non gli par vero, evidentemente, di gettare benzina sul fuoco.
Si è parlato di “tassa per tutti i ciclisti che pedalano”, si è generalizzato parlando di “tassa” per tutti coloro che vogliano partecipare a una manifestazione (informazione errata: se si è già tesserati con FCI, ACSI o UISP non è dovuto nulla di più). Da lì anche la voce che se si vuole pedalare, anche da soli, si debba pagare il balzello alla FCI. E tanti a riprendere la notizia senza verificarne la provenienza.
Addirittura qualcuno ha parlato di norma approvata furbescamente in Parlamento prima dello scioglimento delle Camere… insomma, siamo in quel mare magnum dell’informazione dove basta soffiare una voce per vederla legittimata da chi non aspettava altro di leggerla. E via col tam tam della disinformazione e degli insulti.
Certo, la Federazione non si è fatta un favore con una comunicazione del genere, inutile ignorarlo. E anche se ha fatto pure un comunicato ufficiale in cui parla di come si vogliono investire i soldi della Bike Card (sottolineando che non servono ad appianare situazioni di deficit) l’immagine non migliora di molto.
Da dove nasce questa situazione?
Facciamo un passo indietro
La questione riguarda gli accordi tra FCI ed enti per il rispetto di regolamenti, a volte un po’ ingarbugliati, ma dettati da una ricerca di una garanzia di sicurezza cui tutti si devono attenere se vogliono organizzare manifestazioni ciclistiche amatoriali.
Norme di sicurezza che a volte vengono ignorate e su cui la Federazione ha, giustamente, puntato i piedi. Regolamenti che riguardano anche amatori che non dovrebbero correre perché squalificati e ammessi, invece, in altre gare, per mancanza di un registro unico di informazioni (oppure per aver chiuso un occhio o tutti e due sulla questione).
Un accordo che sembrava trovato (e che sembrerebbe quindi in vigore ancora – almeno da quanto si afferma dal comunicato CSI) e che ora viene stravolto. Peraltro sembra scontata, la possibilità di partecipazione per un tesserato FCI a una manifestazione di enti al di fuori dell’accordo. Accetteranno tutti il nuovo stato delle cose o troveremo manifestazioni dove a qualcuno verrà sbattuta la porta in faccia per avere la tessera sbagliata?
Alla fine, da questa confusione quelli più disorientati sono i cicloamatori e gli organizzatori che investono soldi nella loro passione e non sanno cosa fare. Quanti ora decideranno, per non avere problemi, di tesserarsi direttamente con la FCI (che intanto ha alzato i prezzi di affiliazione)?
La presa di posizione della Federazione appare come un voler riprendere in mano d’autorità un settore troppe volte trascurato e dove troppo spesso ci si è trovati in situazioni mal gestite (in mezzo a tanti bravi organizzatori ci sono anche molti che agiscono in maniera superficiale e sulla sicurezza non si può sorvolare, per cui delle regole ferree devono esserci). Legittimo e giusto pure da un punto di vista assoluto. Hanno senso quindici e più enti di promozione sportiva in un Paese come l’Italia? È un caso unico in effetti e figlio pure di una situazione politica.
Certo è che ora si dovrà trovare una soluzione chiara per tutti e che non lasci all’utente la sensazione di essere un bancomat da spremere. Tanto più se si va dietro a notizie senza fondamento.
Guido P. Rubino
Se il documento di convenzione è quello depositato in federazione ed al CONI, ignoro cosa pensi CSI ma la convenzione firmata nel 2017 scade al termine dell’anno e (testualmente) “non è soggetta a tacita proroga”
Poi il tempo dirà la sua
Comunicato CSAIN
https://www.ciclismopiemonte.it
Oppure su
http://www.csainciclismo.it/news-presidenza/3210-informativa-ufficiale-a-tutte-le-strutture-del-ciclismo-csain-convenzioni-e-reciprocit%C3%A0-di-partecipazione-alle-attivit%C3%A0-ciclistiche-amatoriali
“LA PRESENTE CONVENZIONE SCADE IL 31 MARZO DELL’ANNO SUCCESSIVO A QUELLO IN CUI SI SONO SVOLTI I GIOCHI OLIMPICI ESTIVI…”: la convenzione CSI-FCI è stata sottoscritta nell’aprile 2017. Se la matematica non è una opinione, la convenzione scade il 31.03.2021.